
Diete fasulle e sindacati immaginari
Quattro bidelli di una scuola elementare emiliana hanno scioperato per chiedere l’introduzione della dieta basata sui gruppi sanguigni, costringendo a casa 160 bambini. Il fatto che una piccola sigla sindacale possa paralizzare un istituto racconta di un sistema scolastico più concentrato sui dipendenti che sugli alunni.
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Quattro bidelli di una scuola elementare emiliana hanno scioperato per chiedere l’introduzione della dieta basata sui gruppi sanguigni, costringendo a casa 160 bambini. Il fatto che una piccola sigla sindacale possa paralizzare un istituto racconta di un sistema scolastico più concentrato sui dipendenti che sugli alunni.
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Quattro bidelli di una scuola elementare emiliana hanno scioperato per chiedere l’introduzione della dieta basata sui gruppi sanguigni, costringendo a casa 160 bambini. Il fatto che una piccola sigla sindacale possa paralizzare un istituto racconta di un sistema scolastico più concentrato sui dipendenti che sugli alunni.
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Quattro bidelli di una scuola elementare emiliana hanno scioperato per chiedere l’introduzione della dieta basata sui gruppi sanguigni, costringendo a casa 160 bambini. Il fatto che una piccola sigla sindacale possa paralizzare un istituto racconta di un sistema scolastico più concentrato sui dipendenti che sugli alunni.
In quattro son riusciti nella bravata di tenere chiusa un’intera scuola. No, non si tratta dell’occupazione di un liceo (non è ancora stagione) ma degli effetti dello sciopero dei quattro bidelli della scuola elementare di Gaggio in Piano, frazione di Castelfranco Emilia.
Risultano tutti orgogliosamente iscritti al Sindacato autonomo europeo scuola ed ecologia: una sigla minuscola che per farsi (ri)conoscere e provare a drenare iscritti ha indetto la protesta per chiedere «l’introduzione di disposizioni per la conoscenza e la promozione della dieta dei gruppi sanguigni nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado».
Uno stravagante regime alimentare di cui è provata soltanto l’inconsistenza scientifica ma che per questi ‘collaboratori scolastici’ è servito da pretesto per tenere a digiuno di istruzione 160 bambini e le loro famiglie. D’altronde la scuola pubblica non è un’istituzione strutturata per erogare il miglior servizio possibile alla sua utenza.
La sua organizzazione ruota in funzione delle esigenze di chi vi lavora o che in essa ha trovato un generoso ammortizzatore sociale. Come spiegarsi altrimenti – a fronte di un costante calo demografico – la contemporanea e vivace moltiplicazione degli insegnanti (alle medie esistono anche quelli ‘di approfondimento’ delle materie già insegnate dai colleghi)?
La dieta dei gruppi sanguigni sarà pure una boiata pazzesca ma a preoccupare seriamente è la mancata trasfusione nel nostro sistema scolastico della cultura dell’efficienza e del merito.
di Vittorio Pezzuto
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Tag: scuola
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