La disfida delle lancette
La disfida delle lancette. Questa notte torna l’ora legale e con essa un argomento divisivo, al centro di dibattiti sulla sua reale efficacia e sull’impatto che ha nella nostra quotidianità

La disfida delle lancette
La disfida delle lancette. Questa notte torna l’ora legale e con essa un argomento divisivo, al centro di dibattiti sulla sua reale efficacia e sull’impatto che ha nella nostra quotidianità
La disfida delle lancette
La disfida delle lancette. Questa notte torna l’ora legale e con essa un argomento divisivo, al centro di dibattiti sulla sua reale efficacia e sull’impatto che ha nella nostra quotidianità
La disfida delle lancette. Questa notte torna l’ora legale. Lo spostamento delle lancette un’ora in avanti è argomento divisivo. Al centro di dibattiti sulla sua reale efficacia e sull’impatto che ha nella nostra quotidianità. Di certo non si aspettava una simile bagarre sul tema l’ideatore dell’‘orario estivo’, ovvero Benjamin Franklin: fu lui a proporre il concetto per la prima volta nel 1784, in una lettera satirica al “Journal de Paris”.
Quell’intuizione, tuttavia, non ottenne subito seguito. Soltanto nel 1916, in piena Prima guerra mondiale, Germania e Austria decisero di adottare la misura per risparmiare carbone. Seguite poi da molti altri Paesi tra cui l’Italia. A favorirne la diffusione fu decenni dopo la crisi petrolifera del 1974. Sulla cui scia molti Paesi decisero di far avanzare i loro orologi per sfruttare meglio la luce solare e spendere meno in elettricità per l’illuminazione.
Fra i principali motivi di discussione intorno al cambio dell’ora vi è il suo impatto sul sonno. Secondo alcuni esperti causerebbe l’alterazione del ritmo circadiano (l’orologio biologico dell’organismo che regola l’alternanza tra sonno e veglia) con relativi disturbi del riposo e conseguente affaticamento: una sintomatologia che coinvolgerebbe circa l’80% della popolazione. La disfida delle lancette non è però una problematica comune a tutte le nazioni.
Alcune non hanno infatti mai adottato l’ora legale: sono in particolare i Paesi più vicini all’equatore, poiché da quelle parti la durata del giorno varia di poco durante l’anno e il conseguente risparmio energetico sarebbe minimo. Anche negli Stati Uniti vi sono eccezioni: in Arizona, ad esclusione della riserva Navajo, l’ora legale non viene adottata. Per la verità anche l’Europa ha pensato di abolirla, con l’Ue che ne ha discusso ampiamente senza però giungere ancora a una conclusione definitiva.
Peraltro il presunto risparmio energetico favorito dalla variazione di orario parrebbe essere minimo o addirittura nullo in alcune regioni. Infatti, il minor utilizzo di luce elettrica è spesso compensato da un maggiore uso dell’aria condizionata o del riscaldamento, rendendo il provvedimento pressoché inefficace.
Va detto, di contro, che la maggior disponibilità di luce naturale favorisce la pratica di attività sportive all’aperto, contrastando dunque la sedentarietà e le conseguenze negative della stessa sul nostro corpo. Sebbene, anche in questo caso, gli inconvenienti non siano certo mancati. Nel 2010, per esempio, alcuni corridori della mezza maratona di Auckland (in Nuova Zelanda) si presentarono in ritardo alla partenza perché i loro smartphone non avevano aggiornato correttamente l’orario.
E la casistica non si ferma certo allo sport. Nel 2018 un errore nell’adeguamento dell’ora legale provocò al sistema ferroviario europeo ritardi a catena in diversi treni, che rimasero bloccati per sessanta minuti nelle stazioni per consentire la sincronizzazione con gli orari ufficiali.
Anche la giustizia è stata vittima della disfida delle lancette. In un processo negli Stati Uniti un’ora di differenza vanificò una testimonianza relativa al momento esatto in cui era stato commesso un crimine, dato che il teste non si era reso conto del cambio di orario. Da noi invece, secondo i dati del Ministero dell’Interno, il prolungamento di un’ora di luce parrebbe avere effetti positivi, con una riduzione dei reati del 3% durante i mesi in cui l’ora legale è in vigore. Se proprio dobbiamo dormire di meno, consoliamoci col fatto che lo si possa fare stando più sicuri. Almeno così dicono.
Di Stefano Faina e Silvio Napolitano
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