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Claudia Conte

Donne, migranti e ambiente nell’attivismo di Claudia Conte

Da conduttrice tv a ideatrice di format culturali, Claudia Conte è innanzitutto un’attivista in lotta per il diritti dei migranti e delle donne tutte
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Donne, migranti e ambiente nell’attivismo di Claudia Conte

Da conduttrice tv a ideatrice di format culturali, Claudia Conte è innanzitutto un’attivista in lotta per il diritti dei migranti e delle donne tutte
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Donne, migranti e ambiente nell’attivismo di Claudia Conte

Da conduttrice tv a ideatrice di format culturali, Claudia Conte è innanzitutto un’attivista in lotta per il diritti dei migranti e delle donne tutte
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Da conduttrice tv a ideatrice di format culturali, Claudia Conte è innanzitutto un’attivista in lotta per il diritti dei migranti e delle donne tutte
Claudia Conte è una donna che sa bene cosa significa fare dell’attivismo, anteponendo l’azione concreta su tutti gli altri aspetti. Proprio lei che con le parole ci lavora, da conduttrice tv a ideatrice di format culturali. L’ultima missione, quella in collaborazione con Unicef presso l’hotspot di prima accoglienza migranti a Lampedusa. “Tutto ciò che è sociale per me è prioritario, fare sociale non è qualcosa di minore o marginale ma riguarda tutti noi. Dunque, credo debba essere al centro delle politiche nazionali ed Internazionali. Collaboro da anni con enti del terzo settore come Unicef, Comunità di Sant’Egidio, Fondazione Bambino Gesù, Fondazione Museo della Shoah in collaborazione con le istituzioni perché credo molto nel network” ci racconta. “Si possono compiere dei cambiamenti in senso di inclusione sociale o di miglioramento delle condizioni umanitarie solo se lo si fa tutti insieme. Serve uno sforzo congiunto”. A Lampedusa la situazione è complessa, soprattutto per i tanti minori, spesso non accompagnati, che approdano in condizioni drammatiche sulle nostre coste. “Da giugno è la Croce Rossa a gestire l’hotspot di Lampedusa. Prima la situazione era molto difficile: condizioni igieniche scarse e sovraffollamento in primis. Mi sono posta l’obiettivo, insieme al Direttore Generale del Comitato Italiano per l’UNICEF Paolo Rozera, di osservare sul posto la situazione dei tantissimi minori”. Per i piccoli, l’iter è chiaramente diverso rispetto agli adulti. “I minori che arrivano nel nostro Paese restano qui e io insisto tantissimo sul fatto che rappresentano un’immensa risorsa. Con un tasso demografico bassissimo, dove ci sono più pensionati che bambini, possiamo aiutarli ad integrarsi nel nostro Paese, trasmettergli la nostra cultura, educazione e affidarli a tutte quelle famiglie che non hanno la fortuna di avere figli propri”. Da donna, la questione femminile è un altro punto prioritario per Claudia Conte. Giunto alla sua settima edizione, è ideatrice e volto del premio Women in Cinema Award. La settima edizione si è svolta martedì 5 settembre alla Mostra del Cinema di Venezia e il prossimo appuntamento è ad ottobre al Festival del Cinema di Roma. Un omaggio al talento femminile, ancora poco valorizzato è una dedica alle vittime di violenza di genere. “Sono molto soddisfatta che il Governo abbia emanato il nuovo ddl femminicidio oltre che iniziative di microcredito per le vittime di violenza. Troppe donne, ogni giorno, vengono barbaramente uccise soprattutto in ambiente domestico. È necessaria una rivoluzione culturale. L’indipendenza economica aiuta le donne a uscire dal tunnel della violenza e trovare il coraggio di denunciare e ritrovare serenità e libertà.” ci spiega. E su chi obietta che eventi culturali dedicati unicamente alle donne siano controproducenti per la categoria, la Conte risponde con fermezza: “Smetteremo di idearli quando ci sarà la parità di genere ma siamo molto lontani. La società tutta è ancora fortemente maschilista”. L’ultimo lavoro non tralascia neanche la questione ambientale: un documentario sull’alluvione in Emilia-Romagna, con interviste a soccorritori o alle vittime di una strage quasi annunciata. “È un documentario necessario a non far abbassare l’attenzione, a non far pensare che sia stato un evento sporadico. Si tratta di una problematica strutturale del nostro Paese, causa della mancanza di progetti di prevenzione, piani contro il dissesto idrogeologico e di politiche lungimiranti che guardino al futuro”, conclude. di Raffaela Mercurio  

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