“È malato, vabbuò” e lancia un gattino giù da un dirupo
“È malato, vabbuò”. Con questo commento un ragazzo si è immortalato in un video, postato su TikTok, mentre lancia un gattino giù da un dirupo, uccidendolo
| Società
“È malato, vabbuò” e lancia un gattino giù da un dirupo
“È malato, vabbuò”. Con questo commento un ragazzo si è immortalato in un video, postato su TikTok, mentre lancia un gattino giù da un dirupo, uccidendolo
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“È malato, vabbuò”. Con questo commento un ragazzo si è immortalato in un video, postato su TikTok, mentre lancia un gattino giù da un dirupo, uccidendolo
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“È malato, vabbuò”. Con questo commento un ragazzo si è immortalato in un video, postato su TikTok, mentre lancia un gattino giù da un dirupo, uccidendolo
“È malato, vabbuò“. Con questo commento un ragazzo si è immortalato in un video – poi postato su TikTok – mentre scaraventava un gattino di poche settimane giù da un dirupo, uccidendolo. Una scena agghiacciante pubblicata come ci fosse qualcosa di cui vantarsi. È successo in Campania. E tra l’altro il ragazzo in questione, quando il video è rimbalzato sui social e sono partite le proteste e la denuncia, tutt’altro che pentito si è messo a sfidare chi voleva giustizia per il povero gattino. Parliamo di un 17enne, che solo dopo molte ore ha deciso di scusarsi ma solo perché aveva ricevuto insulti e minacce. Anche perché nel video, che probabilmente gli sembrava qualcosa di cui vantarsi, si vedeva perfettamente la sua faccia. Ora c’è una indagine in corso e speriamo che la pena sia severa. Anzi, speriamo che siano sempre più severe le pene per chi compie gesti come questi. Che fanno rabbrividire per come evidenziano il disprezzo per la vita altrui. Che sia umana o animale. Non sono bravate. Sono gesti gravissimi, e il fatto che uno pensi ci sia qualcosa di cui vantarsi è ancora più grave. Purtroppo evidentemente ci sono realtà in cui ancora non esiste una cultura del rispetto degli animali. L’unico modo per frenare gesti come questi è punirli. Ma seriamente. Altrimenti non possiamo dirci un Paese civile.
di Annalisa Grandi
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