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Far la corte ai trattori non risolve nulla

Evitiamo la sceneggiata di trasformare la “protesta dei trattori” in star di Sanremo. Il nodo è dare di più ai nostri agricoltori, senza far saltare il sistema
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Far la corte ai trattori non risolve nulla

Evitiamo la sceneggiata di trasformare la “protesta dei trattori” in star di Sanremo. Il nodo è dare di più ai nostri agricoltori, senza far saltare il sistema
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Far la corte ai trattori non risolve nulla

Evitiamo la sceneggiata di trasformare la “protesta dei trattori” in star di Sanremo. Il nodo è dare di più ai nostri agricoltori, senza far saltare il sistema
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Evitiamo la sceneggiata di trasformare la “protesta dei trattori” in star di Sanremo. Il nodo è dare di più ai nostri agricoltori, senza far saltare il sistema
Magari cerchiamo di evitarci la sceneggiata di trasformare la “protesta dei trattori” – in modo più preciso degli agricoltori che utilizzano i medesimi – in star di una settimana. Quella di Sanremo per l’esattezza. Capiamo e apprezziamo lo sforzo di Amadeus di tenere il caos lontano dal Festival, in qualche misura di “istituzionalizzarlo“ con l’invito formale (manco fossero Jannik Sinner…) agli agricoltori in rivolta, ma qui la faccenda non può diventare caciara televisiva o social. Nessuna persona di buon senso può archiviare la protesta con leggerezza o, peggio, sufficienza. Però, bisogna pur mantenere un minimo di sangue freddo ed equilibrio, ricordarsi che è sacrosanto riconoscere di più a chi lavora la terra – mestiere che ha ben poco a che vedere con quello descritto nei nostri sussidiari delle elementari – un lavoro sempre più tecnologico, specialistico, complesso. Al contempo, garantire la possibilità a tutte le fasce di popolazione e alle diverse disponibilità economiche di accedere ai prodotti della terra. Il che, senza che nessuno ci salti alla giugulare, dovrà per forza significare poter ricorrere anche al consumo e all’importazione di prodotti certo non paragonabili a talune meraviglie dei nostri campi, ma ben più accessibili in termini di prezzo. È un fatto, altrimenti – per capirci – andremmo tutti a fare la spesa da fruttivendoli che sembrano gioiellerie. Solo che non è così, cerchiamo di non fare gli ipocriti. Il nodo è dare di più ai nostri agricoltori, senza far saltare il sistema, senza considerare acriticamente la grande distribuzione necessariamente nemica o “colpevole”. Garantendo la sacrosanta libertà di scelta anche per quanto riguarda i fornitori a cui rivolgersi. Non abbiamo alcuna nostalgia dei mercati tutelati, dei dazi e compagnia cantante (visto che stasera comincia Sanremo!), che alla lunga finiscono per scaricare i propri effetti sempre sulla tasca del consumatore. Vorremmo che anche questo fosse ricordato, mentre si santifica la protesta solo per non finire nei guai, vedersi bloccate le strade o gli show televisivi. Gli stessi aiuti garantiti al settore agricolo vanno considerati e valutati con competenza, non per sentito dire. Abbiamo abbastanza anni da ricordare il delirio delle proteste per le “quote latte“, in cui noi avevamo torto marcio, eppure si fece un can can incredibile, producendo effetti distorsivi sulla capacità di modernizzarsi e adeguarsi del nostro settore. Non si deve per forza risultare “simpatici” a chi protesta, è decisamente più importante risultare “utili”. Altrimenti tutto diventa melassa, buona per il palco del Festival, ma di pochissimo peso nella soluzione dei veri problemi. Di Fulvio Giuliani

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