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Favole, miti e sensibilità

Fra favole, miti e sensibilità, bisognerebbe stare attenti a non picconare alcuna delle fondamenta del pensiero occidentale
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Favole, miti e sensibilità

Fra favole, miti e sensibilità, bisognerebbe stare attenti a non picconare alcuna delle fondamenta del pensiero occidentale
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Favole, miti e sensibilità

Fra favole, miti e sensibilità, bisognerebbe stare attenti a non picconare alcuna delle fondamenta del pensiero occidentale
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Fra favole, miti e sensibilità, bisognerebbe stare attenti a non picconare alcuna delle fondamenta del pensiero occidentale

Non sparate sulla pianista. Paola Cortellesi ha tenuto un ormai ben noto discorso dai toni volutamente femministi (si può dire?) all’Università Luiss di Roma, usando larma dell’ironia sferzante nei confronti di alcune delle fiabe più famose della storia, da Cenerentola a Biancaneve. Ha giocato a trovare gli stilemi maschilisti: dalla scarpetta di Cenerentola a Biancaneve impegnata a fare da ‘cameriera’ ai sette nani, fino al leggendario bacio del principe che la risveglia e così andare.

Detto che a massacrare per primo lo spirito originario di queste fiabe è stato – come qui ricordato di recente da Davide Giacalone – il signor Walt Disney edulcorandole oltre ogni limite, il punto non è urlare allo scandalo o eleggere l’attrice e regista dei record di C’è ancora domani” a nuova paladina della lotta al gender gap. Bisognerebbe più semplicemente, si fa per dire, stare attenti a non picconare alcuna delle fondamenta del pensiero occidentale. Non vogliamo tenere qui una lezione o un mini-simposio, però bisognerà pur decidersi a fare la pace con un principio di assoluta banalità: esistono le epoche e sono esistite sensibilità così diverse da far apparire oggi insostenibili certi concetti un tempo pacifici. È sempre stato e sempre sarà così, nell’infinito gioco dell’evoluzione sociale e culturale. Con la non irrilevante differenza che nella nostra era tutto è cominciato a mutare a velocità un tempo inconcepibile, finendo per mettere fuori gioco interi paradigmi in un decennio quando un tempo erano necessari 100 anni.

Facciamo dunque un bel respiro e sforziamoci di contestualizzare sempre e comunque racconti, messaggi e ancor più le morali. Ricordo che a scuola – ho frequentato un liceo cattolico – ci veniva accuratamente oscurata la passione omosessuale fra Achille e Patroclo perché disdicevole per la nostra mentalità, non certo per quella omerica. Unomissione dettata dai tempi, così come allora nessuno si sarebbe mai meravigliato del ruolo assegnato al principe nelle favole. Su tutti il deus ex machina in Biancaneve, che arriva con il suo semplice bacio a risolvere la questione. Ciò detto, la sostanziale inutilità del personaggio non è che non ci fosse ben chiara anche allora: tutta la simpatia e la partecipazione emotiva erano per la giovane vittima della matrigna megera, mentre il principe era intuitivamente soltanto un espediente narrativo.

Con questo vogliamo sostenere che non ci sia un tema di adattamento alle mutate sensibilità? Certo che no, ma siamo convinti che sia molto più utile mostrare ai ragazzi – ma anche a non pochi adulti un po’ distratti – come un tempo si pensava, parlava e narrava. Abbiamo visto non so quante volte trasmettere “Via col vento” ancora nel doppiaggio originale, con la Mami (primo premio Oscar della storia a un’interprete di colore, Hattie McDaniel, che partecipò alla premiazione scortata e in una zona segregata per neri, tanto per dare unidea) che parlava come nelle barzellette più stupide di un tempo. Ricordiamo anche Totò “Black Face” e tutto questo risulta istruttivo per sottolineare la strada percorsa, le conquiste raggiunte e il tanto ancora da fare.

La sensibilità con cui – per fortuna! – dobbiamo oggi fare i conti impone a tutti un approccio molto più ragionato e ‘pensato’ a qualsiasi genere di contenuto, in particolar modo a quelli legati a mondi superati. Un approccio ragionato non dovrebbe però mai essere un colpo di spugna sulla nostra memoria collettiva. Per millenni Ulisse e Achille ci hanno aiutato a crescere, a prendere contatto con la vita e i suoi misteri. Non è che ora vi possiamo rinunciare, magari perché nessuno si sognerebbe di tratteggiare un personaggio femminile come Penelope. Tutt’altro che sottomesso, peraltro. Le favole di Esopo e quelle dei fratelli Grimm sfuggono al conteggio del tempo e sopravvivranno a qualsiasi furia iconoclasta di passaggio, anche perché non esiste genitore pensante che non sappia modulare e modellare. Come sempre accaduto nell’eterno circle of life.

di Fulvio Giuliani  La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

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