Finale scontato
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Humanity 1 dell’Ong ‘Humanity Sos’ ha avuto il permesso nella notte di attraccare al porto di Catania. Un finale prevedibile, non per la generosità del nostro Paese, ma per il puro rispetto delle regole.

Finale scontato
Humanity 1 dell’Ong ‘Humanity Sos’ ha avuto il permesso nella notte di attraccare al porto di Catania. Un finale prevedibile, non per la generosità del nostro Paese, ma per il puro rispetto delle regole.
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Finale scontato
Humanity 1 dell’Ong ‘Humanity Sos’ ha avuto il permesso nella notte di attraccare al porto di Catania. Un finale prevedibile, non per la generosità del nostro Paese, ma per il puro rispetto delle regole.
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AUTORE: Fulvio Giuliani
Com’era logico, prevedibile e ampiamente previsto, la nave Humanity 1 dell’Organizzazione non governativa ‘Humanity Sos’ ha avuto il permesso di entrare in porto a Catania e attraccare. Altrettanto agevolmente anticipato, i minori non accompagnati, le donne e i soggetti fragili sono stati immediatamente sbarcati per la necessaria assistenza.
155 su 179 a bordo, a conferma di quanto apparso subito solare e cioè che fosse stato clamorosamente sbagliato individuare la Humanity 1 come nave su cui svolgere il ragionamento del vascello ‘pirata’.
Una decisione scontata e logica che non fa dell’Italia un Paese animato da chissà quale buonismo e disponibilità all’“invasione“, tantomeno la costringe a eseguire ordini e disposizioni di Bruxelles. Il soccorso e lo sbarco sono imposti dai trattati internazionali, dalle più elementari norme di civiltà e dal banale buon senso. Volendo pur trascurare gli aspetti strettamente umanitari che taluni deprezzano o peggio, per atteggiarsi a feroci guardiani dei confini.
L’unica cosa esclusa alla fonte era lasciare in mezzo al mare quella nave e il suo carico di oltre 100 bambini e ragazzini non accompagnati. La nota arrivata da Berlino e i richiami della Commissione europea, dopo le dichiarazioni di Giorgia Meloni sulle navi Ong non ‘riconosciute’ dai Paesi di cui battano bandiera, hanno semplicemente ricordato l’inutilità di battaglie buone per fare caciara sui social, ma del tutto evanescenti – anzi controproducenti – quando si tratta di affrontare il problema in modo razionale ed efficace.
Come sottolineato con intelligenza politica dalla stessa presidente del Consiglio nella sua prima visita a Bruxelles, l’Italia costituisce gran parte dei confini esterni dell’Unione, davanti all’epocale sfida dell’emergenza migranti. Solo in un’ottica comunitaria, cercando sponde e solidarietà, sarà possibile affrontare la gestione di un fenomeno per sua natura fuori dal controllo di ogni singolo Paese.
Bisognerà, oltre che trovare le necessarie convergenze politiche, astenersi scrupolosamente da quella propaganda a base di inesistenti “invasioni“ e costanti “emergenze sbarchi”, buona per alzare cortine di fumo e i destini politici di questo o quello.
In un senso o nell’altro, sia chiaro, perché la retorica dell’accoglienza fine a se stessa è lo specchio riflesso dei retori dei porti chiusi e delle porte sbarrate.
di Fulvio Giuliani
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