
Fridays For Future, la manifestazione vissuta da vicino
Fridays For Future, la manifestazione vissuta da vicino
Fridays For Future, la manifestazione vissuta da vicino
La partenza del corteo era prevista per le 9.30 da Piazza Cairoli, ma i giovani hanno iniziato a popolarla già mezz’ora prima. La sensazione è stata subito molto chiara: le motivazioni, l’anno scorso imbavagliate dallo stop della pandemia, avrebbero dato vita a un corteo per l’ambiente senza precedenti, almeno in Italia.
Erano le 10 e si faceva già fatica a camminare tra i canti di protesta dei giovani, stanchi e delusi dalle politiche ambientali, e gli striscioni, spesso più eloquenti dei cori: “Le chiacchiere stanno a zero, le emissioni ancora no”, “System change, not climate change” e “Non moriremo in silenzio”, solo per citarne alcuni.
Rispetto a molte manifestazioni studentesche di qualche anno fa, oggi c’erano meno sorrisi e più consapevolezza. Bastava parlare con i protagonisti per capirlo: “Oggi siamo qui a manifestare perché tante persone non hanno ancora capito la portata del problema. Farci sentire, uniti e numerosi, è l’unica arma che abbiamo per salvare il nostro futuro”, ci ha detto Christian, siciliano di 18 anni.
Il più grande errore, però, sarebbe pensare a una manifestazione popolata solo da giovanissimi. Tra le quasi 50 mila persone presenti al corteo (dati dell’organizzazione Fridays For Future), l’elemento più sorprendente è stato vedere tantissimi manifestanti adulti, anche oltre i 40 anni, perfettamente integrati nelle motivazioni e nei toni degli studenti. Una commistione non solo utile ma necessaria per andare oltre la deleteria lotta generazionale e lavorare tutti in un’unica direzione.
Così, tra cori, messaggi di protesta rilanciati dai megafoni e il sole che rendeva ancora più vividi i colori degli striscioni, il corteo si muoveva verso Piazza Damiano Chiesa. Qui, a due passi dal MiCo, dove si svolge la PreCop26, i rappresentanti internazionali dell’organizzazione hanno parlato davanti alla folla.
Un messaggio di speranza ma anche di consapevolezza, perché solo migliaia di persone unite e determinate possono realmente portare a un cambiamento, prima che sia troppo tardi.
di Giovanni Palmisano ed Elena Bellanova


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