Giorno della Memoria, la nostra vergogna
Per questo 27 gennaio 2025, Giorno della Memoria, scelgo un modestissimo ricordo personale che vale anche come invito a chiunque viva o si trovi a Milano
Giorno della Memoria, la nostra vergogna
Per questo 27 gennaio 2025, Giorno della Memoria, scelgo un modestissimo ricordo personale che vale anche come invito a chiunque viva o si trovi a Milano
Giorno della Memoria, la nostra vergogna
Per questo 27 gennaio 2025, Giorno della Memoria, scelgo un modestissimo ricordo personale che vale anche come invito a chiunque viva o si trovi a Milano
Per questo 27 gennaio 2025, Giorno della Memoria, scelgo un modestissimo ricordo personale che vale anche come invito a chiunque viva o si trovi a Milano
Per questo 27 gennaio 2025, Giorno della Memoria, scelgo un modestissimo ricordo personale che vale anche come invito a chiunque viva o si trovi a Milano.
Ne ho già scritto in passato, ma ogni volta che ripenso a quel pomeriggio ritengo sia importante ribadire alcuni concetti in grado di fare la differenza fra chi ha e chi ha perso il senso della storia e della memoria.
Quadrilatero della moda, traversa di via della Spiga: mi trovavo a passare in una delle strade più eleganti, famose e iconiche del capoluogo lombardo, dopo aver ritirato dei vestiti comprati ai miei figli per una festa particolarmente importante.
Uscito dal negozio mi stavo dirigendo in via Borgospesso per recuperare l’auto in un parcheggio sotterraneo, quando alzai casualmente gli occhi sopra il portone di una scuola elementare che fa angolo proprio con via della Spiga. Lo sguardo si posò su una targa che ricorda uno dei più devastanti e raccapriccianti effetti dell’ignominia senza perdono possibile delle leggi razziali del 1938: l’espulsione di bambini e ragazzi da tutte le scuole e le università del regno. Una vergogna che solo a pensarci fa ribollire il sangue nelle vene, oggi come allora. Avevano l’età dei miei Amelia, Riccardo e Niccolò.
Quella targa ricorda questa vera e propria tragedia per decine di migliaia di famiglie di nostri connazionali e il tentativo via via sempre più disperato di tante mamme e papà e di non troppi italiani di buona volontà (in tutta franchezza) di porre un limite a quell’assurdità. Di provare, in un modo o nell’altro, a continuare a garantire un’istruzione alle bambine e ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi che erano stati di colpo costretti a vite di serie C.
Fino a quando tutto finì nella tragedia senza uscita delle deportazioni, in quella gelida, colpevole “indifferenza“ che tante volte è stata richiamata nei suoi strazianti ricordi dalla senatrice a vita Liliana Segre.
L’indifferenza che la sospinse sui treni merci in partenza dal binario 21 della stazione centrale di Milano e diretti ad Auschwitz, l’indifferenza che provarono migliaia di ragazzi espulsi dalle scuole e dalle università nel silenzio complice di innumerevoli italiani.
Scelgo questo aspetto, fra i mille possibili, per questo 27 gennaio 2025: fummo noi, siamo stati noi, siamo colpevoli davanti alla Storia.
Chiedere scusa alla memoria e ai pochissimi che ancora sono qui è importante e fondamentale. Imprescindibile coltivare il senso di ciò che fu, studiarlo, non nasconderlo, parlarne. Rifiutare tutti quegli atteggiamenti di rimozione che mettono a rischio il nostro vivere civile.
di Fulvio Giuliani
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