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Giovani e lavoro, in 13 anni mezzo milione di emigrati

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Negli ultimi tredici anni 550mila giovani italiani hanno chiuso baracca e burattini per andarsene all’estero per lavoro

giovani lavoro

Giovani e lavoro, in 13 anni mezzo milione di emigrati

Negli ultimi tredici anni 550mila giovani italiani hanno chiuso baracca e burattini per andarsene all’estero per lavoro

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Giovani e lavoro, in 13 anni mezzo milione di emigrati

Negli ultimi tredici anni 550mila giovani italiani hanno chiuso baracca e burattini per andarsene all’estero per lavoro

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Negli ultimi tredici anni 550mila italiani hanno chiuso baracca e burattini per andarsene all’estero. È come se l’intera popolazione residente a Genova (neonati e ultracentenari compresi) avesse svuotato la città. Solo che i 550mila in questione avevano fra i 18 e i 34 anni, un capitale umano dal valore stimato in 134 miliardi di euro. C’è poco da stare allegri, scorrendo i numeri del rapporto “I giovani e la scelta di trasferirsi all’estero” realizzato dalla Fondazione Nord Est e presentato ieri al Cnel. Siamo all’ultimo posto in Europa per capacità di attrarre chi è nel fiore degli anni: per ogni nuovo arrivo dai Paesi avanzati, otto nostri connazionali salutano e vanno via. Accogliamo giovani dagli Stati europei soltanto per il 6%, oltre cinque volte in meno di quanto non facciano la Svizzera (34%) o la Spagna (32%).

Occhio alle cause: non ci si muove per colpa della disoccupazione, sostiene il rapporto, tanto è vero che la percentuale di espatri è cresciuta notevolmente nel 2022-2023, quando il tasso dei senza lavoro era in netta diminuzione. Chi parte lo fa in cerca di qualità dell’impiego, qualcosa per cui siamo in chiaro ritardo rispetto agli altri Paesi avanzati. La metà di quelli che partono ha una laurea in tasca, un terzo può contare almeno su un diploma. Ci si muove soprattutto dal Nord Italia e chi lo fa è ben contento della scelta: il 56% degli espatriati è soddisfatto del livello di vita raggiunto (contro il 22% di quelli che restano).

di Valentino Maimone

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