Gli Alieni di Roswell non sono mai stati fra noi
75 anni fa la madre di tutte le fake complottiste: gli alieni di Roswell, in realtà la notizia doveva coprire un segreto di Stato.
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Gli Alieni di Roswell non sono mai stati fra noi
75 anni fa la madre di tutte le fake complottiste: gli alieni di Roswell, in realtà la notizia doveva coprire un segreto di Stato.
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Gli Alieni di Roswell non sono mai stati fra noi
75 anni fa la madre di tutte le fake complottiste: gli alieni di Roswell, in realtà la notizia doveva coprire un segreto di Stato.
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75 anni fa la madre di tutte le fake complottiste: gli alieni di Roswell, in realtà la notizia doveva coprire un segreto di Stato.
All’inizio furono gli Alieni di Roswell. Tre quarti di secolo prima di QAnon, dei laboratori segreti della Nato in Ucraina, delle scie chimiche, dei piani di sostituzione etnica, dei rettiliani e dei microchip di Bill Gates nei vaccini.
La sera del 2 luglio 1947 i coniugi Wilmot videro infatti un “disco volante”. Non in quella contea di Lincoln dove Roswell si trova ma in quella di Chaves, a poco più di 100 km di distanza, sempre nel New Mexico. Nella notte si udì poi uno schianto e la mattina dopo l’allevatore William Ware Mac Brazel trovò il suo ranch disseminato di strani rottami. Il 6 luglio si recò pertanto a Corona per denunciare l’evento allo sceriffo George Wilcox, che si recò sul luogo a fare una ispezione. Il rapporto parla di «pezzi di gomma, stagnola, carta piuttosto robusta, asticelle di legno e un filo di nylon». Due giorni dopo fu pubblicato il comunicato della base aerea di Roswell, in cui l’ufficiale addetto alla pubblica informazione Walter Haut affermava che era stato ritrovato un «disco volante»: notizia che il 9 luglio, appunto 75 anni fa, venne subito rilanciata dal “Roswell Daily Record” e poi da molti altri giornali.
La smentita dell’Aeronautica arrivò subito dopo: a essere stato recuperato non era un “disco volante” ma un semplice pallone sonda. La cosa sarebbe finita lì se nel 1978 l’ufologo Stanton T. Friedman non avesse raccolto una dichiarazione di Jesse Marcel: il maggiore che nel 1947 era stato fotografato con i resti dell’oggetto misterioso e che nell’occasione ammise un falso. Quell’intervista suscitò l’attenzione di Charles Berlitz, celebre autore de “The Bermuda Triangle” e “The Philadelphia Experiment – Project Invisibility”. Su questa storia pensò bene di pubblicare nel 1980 un ulteriore best-seller intitolato “The Roswell Incident”, sostenendo come il governo Usa avesse in realtà trovato i resti di un’astronave esplosa in volo, con i cadaveri dei membri dell’equipaggio. , doveva coprire un segreto di Stato.
La teoria divenne così popolare da spingere il Congresso ad aprire un’inchiesta e la US Air Force a promuovere una indagine interna. È allora che si ammise che effettivamente la storia della sonda metereologica era stata un falso, per coprire un segreto di Stato. Non riguardava però un Ufo ma il Progetto Mogul: un’operazione per monitorare il possibile sviluppo di bombe atomiche da parte dell’Urss attraverso palloni sonda grandi 100 metri e collegati a riflettori radar. A schiantarsi era stato appunto un Mogul.
Ovviamente la nuova spiegazione ufficiale non riuscì a spegnere l’incendio delle teorie complottiste, anche perché a Roswell la storia aveva ormai creato un importante indotto turistico, con tanto di museo. Nel 1991 si aggiunse l’ulteriore colpo di scena: un video che mostrava nientemeno che l’autopsia di uno degli alieni e che il produttore londinese Ray Santilli affermò aver trovato casualmente in un archivio. In bianco e nero e senza sonoro, le immagini furono mostrate come autentiche anche sugli schermi della Rai. Ma il filmato era zeppo di anacronismi e Santilli alla fine fu costretto ad ammettere di esserne l’autore («Il filmato originale esiste ma era troppo sgranato e ho preferito rifarlo» provò a difendersi). Tutto inutile: quella balla ancora oggi non smette di circolare.
Di Maurizio Stefanini
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