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Gli studenti fuori sede potranno votare a distanza, forse

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Grazie ad un emendamento al decreto elezioni, gli studenti fuorisede potranno votare a distanze alle europee. Ma il processo è oltremisura macchinoso
Gli studenti fuori sede potranno votare a distanza

Gli studenti fuori sede potranno votare a distanza, forse

Grazie ad un emendamento al decreto elezioni, gli studenti fuorisede potranno votare a distanze alle europee. Ma il processo è oltremisura macchinoso
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Gli studenti fuori sede potranno votare a distanza, forse

Grazie ad un emendamento al decreto elezioni, gli studenti fuorisede potranno votare a distanze alle europee. Ma il processo è oltremisura macchinoso
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Più volte su queste pagine ho scritto dell’impossibilità dei cosiddetti fuori sede di votare senza essere costretti a tornare al proprio luogo di residenza. Spesso formale, visto che all’incirca 5 milioni di italiani vivono in un luogo diverso per motivi di studio, lavoro o cura. Sin qui le strade sono state due: accollarsi le spese e tornare a casa per votare, oppure rinunciarvi. Da anni numerosi comitati di studenti (fra questi “Voto dove vivo”) sono mobilitati perché il Parlamento consenta ai fuori sede di poter votare dal loro luogo di residenza temporanea. Finalmente le cose ora potrebbero cambiare. La commissione Affari costituzionali del Senato ha infatti approvato un emendamento al decreto elezioni che, in via sperimentale, consentirà di votare a distanza alle europee. Gli interessati potranno inviare una richiesta al proprio Comune di residenza 35 giorni prima della data delle elezioni, comunicando il proprio domicilio temporaneo. Da lì potranno votare senza spostarsi, se la circoscrizione elettorale è la stessa della loro città di origine. Altrimenti dovranno raggiungere il capoluogo della regione in cui stanno studiando. Un processo macchinoso e che riguarda soltanto gli studenti, visto che la sperimentazione esclude i lavoratori fuori sede e quanti lo diventano per motivi di salute e cura. Il testo dovrà ora essere approvato entro fine marzo. In un Paese in cui il voto elettronico è ancora un miraggio, non è molto ma è qualcosa. Tocca accontentarsi. di Luigi Santarelli

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