È angosciante l’ultima frontiera di chi resta ancora affascinato da Vladimir Putin (ce ne sono!) o più semplicemente vittima della propaganda del Cremlino: mostrare cinica indifferenza davanti al racconto delle vittime civili di questa guerra brutale.
È angosciante l’ultima frontiera di chi resta ancora affascinato da Vladimir Putin (ce ne sono!) o più semplicemente vittima della propaganda del Cremlino: mostrare cinica indifferenza davanti al racconto delle vittime civili di questa guerra brutale.
L’esempio più clamoroso è offerto dal bombardamento del teatro di Mariupol, sventrato con la piena consapevolezza che fosse stato trasformato da giorni in un ricovero per civili. Perlopiù donne e bambini, come chiaramente scritto all’esterno della struttura e come abbiamo più volte ricordato. L’estrema difficoltà di capire cosa sia accaduto in quell’inferno – si badi, perché sempre difficile da raggiungere sotto le bombe e i missili dell’esercito di Putin – fa circolare le più ardite e ributtanti teorie.
Sentirete questi volenterosi propagandisti ripetere che se veramente ci fossero stati donne e bambini sarebbero pur morti tutti e che cavolo. La possibilità che siano sopravvissuti testimonierebbe non la benevolenza del caso, ma la falsità ucraina e anche un po’ di magnanimità delle bombe dello Zar. Il mondo alla rovescia.
Non aver potuto vedere per deliberata scelta di Mosca si trasforma grottescamente nella prova della propaganda degli aggrediti, così fastidiosi nella loro cocciutaggine di non arrendersi e consegnarsi al dittatore.
Si rincorrono le voci, tra chi parla di più di cento sopravvissuti, altri che parlano di oltre mille persone nei sotterranei trasformati in rifugio. Forse vivi, forse scappati (dove? Mariupol è l’inferno in terra) e poi quelli che “c’è stato solo un morto e allora non facciamola troppo lunga” e che magari ha ragione Putin a prendersela con i nazisti della mitologica brigata Azov. Comoda scusa da piazzare ovunque serva.
È come se gli ucraini, per questa gente senza cuore e poco cervello, morissero troppo poco e troppo in pochi: se non si lasciano annientare fanno propaganda, inventandosi la tragedia della loro terra.
Quello che ci viene raccontato dagli inviati sarebbe un’esagerazione – se non direttamente una balla – agli occhi di questi soggetti imbevuti di ‘realtà alternativa’, figlia dei mai abbastanza maledetti anni del populismo.
È inutile ribattere e polemizzare con l’assurdo. Noi de La Ragione continueremo a far vedere, ascoltare, leggere e commentare le corrispondenze dal mattatoio in cui Putin ha trasformato l’Ucraina. Per chi insisterà a minimizzare e mistificare potremo provare solo vergogna.
di Fulvio Giuliani
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