Ho paura, mamma
I giovani russi sono mandati a morire con una bugia, mentre da tutto il mondo volontari si fanno avanti per proteggere Kyiv.
Ho paura, mamma
I giovani russi sono mandati a morire con una bugia, mentre da tutto il mondo volontari si fanno avanti per proteggere Kyiv.
Ho paura, mamma
I giovani russi sono mandati a morire con una bugia, mentre da tutto il mondo volontari si fanno avanti per proteggere Kyiv.
I giovani russi sono mandati a morire con una bugia, mentre da tutto il mondo volontari si fanno avanti per proteggere Kyiv.
«Perché ci hai messo così tanto tempo a rispondere? Sei davvero impegnato in esercitazioni d’addestramento?» chiede la madre del soldato russo. «Mamma, non sono più in Crimea. Non sono in addestramento». «Dove sei allora? Papà chiede dove possiamo mandarti un pacco». «Che pacco mi volete mandare? Vorrei solo impiccarmi in questo momento». «Di che stai parlando? Che è successo?». «Mamma, sono in Ucraina, c’è una guerra vera qui. Ho paura. Stiamo bombardando le loro città. Stiamo colpendo civili. Ci avevano detto che ci avrebbero accolto a braccia aperte e invece si lanciano sotto i nostri veicoli pur di non farci passare. Ci chiamano fascisti. Mamma, è straziante».
Questi sono i messaggi dell’ultimo scambio su WhatsApp di un soldato russo con la sua famiglia, prima di essere ucciso sul fronte ucraino. Li ha letti l’ambasciatore ucraino Sergiy Kyslytsya davanti alla riunione d’emergenza dell’Onu, per testimoniare le bugie di Putin davanti al mondo. «Cercate di visualizzare l’enormità di questa tragedia» ha continuato. «Vi sono più di trenta soldati di Mosca uccisi per ogni nazione presente in questa assemblea. Migliaia di anime di poveri russi. Centinaia di cittadini ucraini uccisi. Bambini».
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La guerra è entrata in una nuova fase: l’iniziale dilettantismo e la sicumera con cui le colonne moscovite si erano addentrate in Ucraina hanno ceduto il passo al volto crudele del bellicismo putiniano: l’artiglieria punta ora a colpire in maniera durissima le città resistenti, fiaccando lo spirito dei difensori a spese della popolazione civile come già in Cecenia o in Siria. L’obiettivo di Putin appare però sempre più una chimera: «Sto lasciando i miei figli e mia moglie qui, e torno subito dai ragazzi a Kyiv. Dobbiamo combattere!» dice un ucraino appena arrivato in Polonia; nonostante sia ormai al sicuro, dopo un viaggio rischioso verso Ovest, ora tornerà indietro per difendere la capitale della sua patria.
I volontari arrivano anche da più lontano. Matthew Kupfer, editor per l’Asia centrale del Progetto per la copertura giornalistica del crimine organizzato e della corruzione (Occrp), riporta: «Un mio amico nei Paesi Bassi mi ha detto che aveva diversi operai ucraini impiegati nella ristrutturazione della sua casa. L’altro giorno si sono scusati, hanno lasciato tutti i loro arnesi e sono tornati in Ucraina per difendere il loro Paese dalla guerra. Queste sono cose che le analisi militari non posso prevedere». Il fenomeno riguarda tutto il mondo. Su Twitter l’ambasciata ucraina in Giappone fa sapere che sta ricevendo la richiesta di diversi cittadini giapponesi di unirsi alle brigate internazionali ucraine. D’altronde la misura è colma: «Durante le trattative di pace, Putin sta distruggendo la popolazione russofona di Kharkiv bombardando aree popolari. È così che i russi difendono i russofoni? Non perdoneremo mai la Russia per queste morti» denuncia Kristina Berdunskykh, esponendo una delle più eclatanti aberrazioni della logica dell’autocrate di Mosca.
Tutto il mondo libero ha fatto la sua scelta: dopo decenni di appeasement, ora il motto è Nemo me impune lacessit (Nessuno mi sfida impunemente), ma probabilmente Putin lo capirà troppo tardi, come con le sanzioni.
di Camillo Bosco
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