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I contorni incerti del ceto medio

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Si potrebbe dire: c’era una volta e or non c’è più il ceto medio, sottoposto a una drastica cura dimagrante

Ceto medio

I contorni incerti del ceto medio

Si potrebbe dire: c’era una volta e or non c’è più il ceto medio, sottoposto a una drastica cura dimagrante

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I contorni incerti del ceto medio

Si potrebbe dire: c’era una volta e or non c’è più il ceto medio, sottoposto a una drastica cura dimagrante

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Su “La Ragione” di sabato 22 novembre Giancristiano Desiderio ha trattato da par suo il tema ceto medio, con un taglio filosofico. Noi partiamo da un punto di vista diverso. Abbiamo quindi chiesto all’AI una definizione. Ecco la risposta: «È la fascia sociale più esposta a rischi economici e perdita di potere d’acquisto. Paga gran parte della fiscalità generale senza beneficiare dei sostegni dei redditi bassi, si trova schiacciato tra la forte pressione fiscale e i servizi pubblici incapaci di ridurre le spese delle famiglie. Sanità, istruzione, cura degli anziani e mobilità sono costi privati crescenti che erodono quote del reddito disponibile. A ciò si aggiunge una dinamica salariale stagnante.

Da oltre due decenni gli stipendi sono fermi, mentre i prezzi salgono. La produttività aumenta poco e in modo disomogeneo, impedendo aumenti retributivi sostanziali proprio a quella fascia di lavoratori più qualificata. Il ceto medio è penalizzato dalla polarizzazione del mercato del lavoro: le nuove opportunità create dal digitale e dai servizi tendono a concentrarsi agli estremi della scala salariale, lasciando scoperte le posizioni intermedie da cui questo ceto trae la propria identità economica. Così, quello che un tempo era il motore del Paese non ha adeguate protezioni e si trova senza crescita. E quando il sistema non premia più chi produce valore, la società si indebolisce».

Si tratta di una sintesi basata sui dati che l’AI ha trovato in Rete (e neanche troppo smart). Non è dunque un caso che in questa diagnosi manchino alcuni fattori chiave, cui accenneremo e dei quali si parla poco.

Si potrebbe dire: c’era una volta e or non c’è più il ceto medio, sottoposto a una drastica cura dimagrante. L’annunciata modifica dell’Irpef (più che avvantaggiare toglie meno agli scaglioni di reddito interessati) avviene dopo essere intervenuti a favore delle fasce medio-basse. Certo, si può sempre fare di più e meglio, ma i conti devono essere tenuti in ordine, come hanno apprezzato i mercati. E come – ciliegina sulla torta – ha pure riconosciuto la severa Moody’s, promuovendoci dopo 23 anni: per questo 2025 abbiamo meritato sette upgrading dalle agenzie di valutazione.

Era stato Mario Draghi l’unico a tagliare le imposte per tutti, con una manovra che, grazie alle sue technicality (quasi un “flat saving”), consentiva risparmi fiscali per tutti, anche per «chi denuncia un miliardo di euro di reddito» come spiegò Carlo Cottarelli. L’intervento di Supermario fu però l’ultimo che concentrava i benefici sugli scaglioni centrali. Certo, c’è un po’ di vaghezza nell’inquadrare l’espressione “ceto medio”: Sylos Labini lo definiva come «impiegati più autonomi». Oggi sarebbe meglio parlare di scaglioni reddituali.

Fino agli anni Settanta si parlava di “borghesia”, cioè di quello strato socio-economico che per guadagni e stili di vita si collocava subito sotto i livelli sociali più elevati, come potrebbe raccontare Luca Ricolfi. Poi c’era la “piccola borghesia” – oggetto anche di numerosi film di commedia all’italiana – situata tra la borghesia vera e propria e il proletariato, dal momento che allora gli operai avevano un ruolo come “classe” (anche qui, al cinema “Andava in paradiso”, oppure veniva “Ferita nell’onore” come il ‘metallurgico’ Mimì, mentre lo scontro di classe vero e proprio lo girò Lina Wertmüller con Giannini-Carunchio e la Melato che si danno botte vere “Nell’azzurro mare d’agosto”).

Oggi c’è una diffusa percezione di arretramento delle coorti intermedie socioculturali. Diversi i temi da approfondire. Lo stipendio dei “quadri” (baricentro del ceto medio) risente di posti di lavoro con un valore aggiunto inferiore a Francia e Germania. E questo anche in seguito alla quasi sparizione dall’Italia delle grandi aziende e dei colossi internazionali. C’è infine la glaciazione demografica che impatterà sempre di più sui redditi e sulla tipologia stessa del ceto medio, determinando altre modifiche strutturali della vecchia piramide, già diventata clessidra dopo essere passati per il salvadanaio.

Di Giorgio Merli e Franco Vergnano

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