I giovani e il lavoro, una nuova consapevolezza
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Il rapporto tra i giovani e il lavoro ha subito una profonda trasformazione rispetto al passato. La “XXIII edizione dell’Indagine sui Neolaureati”, presentata da GIDP, lo dimostra
I giovani e il lavoro, una nuova consapevolezza
Il rapporto tra i giovani e il lavoro ha subito una profonda trasformazione rispetto al passato. La “XXIII edizione dell’Indagine sui Neolaureati”, presentata da GIDP, lo dimostra
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I giovani e il lavoro, una nuova consapevolezza
Il rapporto tra i giovani e il lavoro ha subito una profonda trasformazione rispetto al passato. La “XXIII edizione dell’Indagine sui Neolaureati”, presentata da GIDP, lo dimostra
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Ci troviamo “di fronte a una ‘nuova coscienza e consapevolezza del lavoro’ e del valore del proprio (ma anche collettivo) benessere”. A dirlo è Marina Verderajme, Presidente Nazionale GIDP/HRDA che commenta la “XXIII edizione dell’Indagine sui Neolaureati”, presentata da GIDP.
Dall’indagine effettuata, si rileva come il rapporto tra i giovani e il lavoro abbia subito una profonda trasformazione rispetto al passato. È quindi in corso un profondo cambiamento del paradigma del lavoro? Assolutamente sì.
E non parliamo solo della questione retribuzione ma soprattutto di temi a cui i ragazzi oggi sono sempre più legati e che risultano indispensabili per la scelta lavorativa come il benessere psicologico, la possibilità di crescita (personale e professionale) e il worklife balance.
I giovani – afferma Verderajme – hanno “richieste chiare di nuovi modelli di lavoro ibridi, in cui, oltre a retribuzione e qualità del lavoro, nella scala delle priorità entra a pieno titolo il worklife balance e il desiderio di essere maggiormente protagonisti del progetto di business aziendale sia in termini di partecipazione sia in termini di condivisione dei valori aziendali sui temi ESG”.
La valorizzazione della persona assume quindi un ruolo fondamentale. Per raggiungere tale obiettivo le aziende si stanno attivando: attività di team building, flessibilità oraria e smart working non sono più considerati benefit e/o optional ma rientrano a pieno titolo nel progetto aziendale.
Fondamentale ancora oggi per trovare lavoro è il rapporto tra azienda, università e scuola, che devono interagire continuamente tra loro.
Non dimentichiamo però che si continua a parlare molto della “great resignation” (“grandi dimissioni”) e del “quiet quitting” – il cosiddetto “abbandono silenzioso” – fenomeno estremamente diffuso in particolare tra i giovanissimi (Gen Z e Millenials) dopo lo scoppio della pandemia. Meno carriera e più benessere, per riassumere il concetto.
Ambizione e motivazione sono tra i fattori – non materiali – che risultano determinanti nella scelta lavorativa. A fronte di quanto detto, non dobbiamo dimenticare di menzionare il numero dei NEETs, giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano, che quest’anno ha toccato in Italia la cifra di un milione e seicentomila. Dati che fanno riflettere. E la scuola gioca un ruolo fondamentale.
di Filippo Messina
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