
I suoi primi 80 anni
I suoi primi 80 anni
I suoi primi 80 anni
Ha fatto notizia – comprensibilmente – Pietro Bertolotti, medico lombardo di ottant’anni che lavora ancora e lo fa parlando di passione, senso del dovere e del sacrificio. Oltre ogni altra cosa, senso della propria vita. Per carità, non siamo così ingenui da credere che possa valere per tutti e neppure per una maggioranza. Forse nemmeno per una quota particolarmente rilevante di noi. Eppure, leggendo la notizia e le parole di quest’uomo felice di ciò che è stato per un’intera esistenza non possiamo che provare invidia. Quella sana, quella che ti fa pensare che probabilmente stiamo sbagliando e anche di molto.
Tanto per cominciare con i nostri ragazzi, cui non riusciamo più neppure a parlare di passione e realizzazione personale. Della bellezza di trovare una strada da percorrere quanto più a lungo possibile. Oltre i traguardi, i successi professionali ed economici, per la pura soddisfazione di far bene le cose. Rinunciamo, timorosi di essere inseguiti dell’incredulità e persino dallo scherno di giovani e meno giovani. Che pavidi siamo diventati…Non possiamo prendercela con i nostri figli, se i primi ad aver dimenticato il senso della realizzazione personale siamo noi. Non sarà mai solo una questione di lavoro e questo è pacifico, ma negare che avere uno scopo, imparare a fare delle cose, insegnare agli altri e saper prendere esempio dagli altri è parte essenziale delle vita è una delle grandi stupidaggini dei nostri tempi.
Dovremmo sottolineare la fortuna di non avere più le tre fasi dell’esistenza di una volta (studio, lavoro, pensione) e invece continuiamo a ripetere ossessivamente che il meglio è ormai alle spalle. Una cretinata assoluta, se pensiamo come si viveva una volta e alle opportunità che si presentano a ciascuno di noi oggi. La progressiva ultraspecializzazione della nostra era le rende più complesse, ma abbiamo a disposizione strumenti che i nostri padri e i nostri nonni neppure sognavano. Nulla, se vogliamo essere onesti, giustifica neppure per un istante il disfattismo che respiriamo quotidianamente.
Lo porteremmo nelle scuole quel medico ottantenne, semplicemente per parlare a ragazzi a cui nessuno rivolge più la parola.
Di Fulvio Giuliani


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