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Il Disability Pride, l’orgoglio di essere disabili 

Si è appena concluso a Roma il Disability Pride: una serie di conferenze e dibattiti per tenere i riflettori puntati sul tema della disabilità. “Il vero nemico della disabilità è l’indifferenza delle persone” ci dice il presidente del movimento. 
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Il Disability Pride, l’orgoglio di essere disabili 

Si è appena concluso a Roma il Disability Pride: una serie di conferenze e dibattiti per tenere i riflettori puntati sul tema della disabilità. “Il vero nemico della disabilità è l’indifferenza delle persone” ci dice il presidente del movimento. 
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Il Disability Pride, l’orgoglio di essere disabili 

Si è appena concluso a Roma il Disability Pride: una serie di conferenze e dibattiti per tenere i riflettori puntati sul tema della disabilità. “Il vero nemico della disabilità è l’indifferenza delle persone” ci dice il presidente del movimento. 
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Si è appena concluso a Roma il Disability Pride: una serie di conferenze e dibattiti per tenere i riflettori puntati sul tema della disabilità. “Il vero nemico della disabilità è l’indifferenza delle persone” ci dice il presidente del movimento. 
Non tutti lo sanno, ma anche il mondo della disabilità dal 2015 ha il suo “pride”, una tre giorni che quest’anno si è svolta a Roma, a cui hanno partecipato diverse realtà territoriali, persone con disabilità ma anche tante persone non disabili.  Il suo fine è quello di promuovere ed affermare un nuovo modo di vivere e pensare alla disabilità. Uno spazio in cui la parola “diversità” ha assunto una forma diversa, con l’obiettivo di creare una società più inclusiva e senza barriere. Il Presidente del Disability Pride, Carmelo Comisi, costretto da quando aveva 14 anni sulla sedia a rotelle dopo un incidente in motorino, porta avanti la causa con caparbietà e dedizione. Carmelo, a che punto siamo in tema di disabilità? Siamo ancora lontani dal parlare di pari diritti ma possiamo dire che negli ultimi anni siano stati fatti dei passi avanti? Le disabilità sono molteplici e sinceramente non si può fare di tutta l’erba un fascio: condizioni fisiche e mentali che differiscono l’una dall’altra in una maniera così rilevante da non permettere di poter parlare di disabilità in termini generici. Se sei sordo il tuo problema sarà quello della comunicazione e dei servizi dedicati, per esempio nelle TV affinché tu possa fruire di ciò che le emittenti televisive propongono. Se sei una persona che si muove per mezzo di una sedia rotelle come me, uno dei tuoi problemi principali saranno le barriere architettoniche. Qualcosa è stato fatto ma la strada è ancora lunga. Non si deve smettere di pensare al fatto che esistano tante persone diverse, con esigenze differenti che ugualmente devono essere rispettate e tutelate. Ciò che manca è una “conoscenza del diverso. Cosa servirebbe fare di più per questa causa? Servirebbe che ognuno di noi facesse qualcosa di più senza voltarsi dall’altra parte. E’ l’indifferenza generale che fa male alla causa. Il Disability Pride nasce come volontà innata in ogni persona di dire al mondo intero “io esisto” . Serve parlare di disabilità e tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica.  A proposito, ci racconti com’è nato questo movimento? Disability Pride ha una storia che comincia alla fine degli anni ’80, inizio anni ’90, quando in maniera assolutamente spontanea sorgono diverse manifestazioni in alcune importanti città degli Stati Uniti. Una comunità di persone da sempre emarginate che prende esempio dalla comunità LGBT, che a un certo punto decise di scendere in piazza mostrando i propri corpi, storie e vite per dire a tutti “noi esistiamo e siamo fatti così. E come è arrivato poi in Italia?  Il nostro Disability Pride muove i primi passi nel 2015 quando in provincia di Ragusa organizzai un’iniziativa chiamata Handy Pride. Da quel momento nacquero i contatti con gli organizzatori del Disability Pride di New York e il gemellaggio tra le due realtà. Fino ad arrivare alla creazione di un network che comprende non solo le relazioni con alcuni dei Pride già esistenti, ma anche numerose realtà italiane. Gli intenti sono di carattere sociale e politico. Avendo come riferimento la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, mira alla loro piena inclusione nella società. Non soltanto attraverso la corretta attuazione delle normative ma cambiando la cultura abilista attualmente imperante. Si può dire che sia un vero e proprio movimento di carattere e a vocazione rivoluzionaria.   Conoscere da vicino questa realtà, partecipando al Disability Pride anche se non si è disabili è un’occasione per guardare le cose con occhi diversi. Basta solo iniziare a farlo concretamente, riconsiderando un tema così delicato, senza pregiudizi né preconcetti, ma con tanta apertura mentale. di Claudia Burgio

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