Assegniamo troppi compiti a casa ai ragazzi? Pretendiamo troppo dai nostri figli fra i banchi? Calma, voi che reagite istintivamente, appellandovi ai “nostri tempi”. Prendetevi un attimo per respirare e riflettere se ci sia oggettivamente qualcosa oltre i “nostri tempi“ (certo che c’è).
Perché, da rappresentante di questa scuderia generazionale, sono d’accordo che non si possa tirar su un affare di Stato su ogni singolo aspetto della vita scolastica e relazionale dei ragazzi, che un approccio un po’ più disincantato e meno drammaturgico aiuti sempre e comunque, ma anche che più di un disagio di fondo c’è. Eccome se c’è.
Ci deve essere, se si moltiplicano i segnali che gli adulti faticano anche a comprendere.
Quanto ai compiti a casa, in tutta franchezza non la faremmo troppo lunga. Partiamo da un dato statistico: ne assegniamo di più della media europea, molti di più che in Germania per esempio. Eppure, i test internazionali ci dicono che i nostri ragazzi sono indietro, sempre in media, con punte drammatiche nelle materie scientifiche. Dunque, delle due l’una: gli studenti italiani non fanno in massa i compiti a casa (e in classe) – cosa che tenderemmo a escludere – oppure questi ultimi sono parte di un sistema di insegnamento e studio non all’altezza dei tempi. Il problema, insomma, ancora una volta non è la quantità, ma la qualità. Il metodo di insegnamento, lo scriviamo con tutta la prudenza di questa terra vista la delicatezza del tema, è forse parte se non IL problema e contribuisce a generare quel senso di inadeguatezza dilagante fra i nostri ragazzi a scuola.
È un ragionamento che non può prescindere da una valutazione più generale: la quantità impressionante di stimoli a cui si è sottoposti oggi sin da bambini nella più tenera età. Non facciamo finta che ci sia un paragone qualsiasi possibile con l’infanzia delle nostre generazioni, è semplicemente una storia tutta nuova.
Impariamo ad affrontare i disagi dei ragazzi senza ricorrere a schemi non più attuabili, scorciatoie e semplificazioni, solo perché spaventati dalla nostra incapacità di comprendere le loro paure più profonde.
Questo è il nostro compito a casa: sforziamoci di ragionare secondo schemi nuovi e diversi, lasciamo perdere quello che fecero i nostri genitori con noi. I grandi valori della vita non cambiano, ci mancherebbe, ma l’insegnamento quotidiano semplicemente non può piu essere quello che abbiamo ricevuto “ai nostri tempi”. Chiediamo loro di aiutarci ad aiutarli, proviamo almeno a intuire i loro punti più deboli. Agli adulti non è consentito voltarsi dall’altra parte.
di Fulvio Giuliani
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