Il generale dietro la lavagna
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L’ultimo libro del generale Roberto Vannacci, “Il mondo al contrario”: pura stupidaggine e razzismo o scelta di marketing?

Il generale dietro la lavagna
L’ultimo libro del generale Roberto Vannacci, “Il mondo al contrario”: pura stupidaggine e razzismo o scelta di marketing?
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L’ultimo libro del generale Roberto Vannacci, “Il mondo al contrario”: pura stupidaggine e razzismo o scelta di marketing?
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In fin dei conti, il generale di Divisione Roberto Vannacci ha ragione: ha intitolato il suo (ridicolo) libro – un’accozzaglia di stupidaggini che farebbero arrossire un leone da tastiera di Facebook – “Il mondo al contrario”.
È proprio un mondo al contrario quello in cui un generale dell’Esercito – alto ufficiale già al comando di alcuni dei reparti scelti più prestigiosi delle nostre Forze armate, come il Col Moschin e la Folgore – si lasci andare e senza la minima vergogna a una serie di attacchi scriteriati, imbarazzanti e sconfortanti come quelli che il generale è riuscito a mettere in fila contro omosessuali, immigrati, comunità Lgbtq+, persone di colore.
È un mondo al contrario quello in cui l’uomo, dopo una simile impresa, non chiede semplicemente scusa e lascia l’esercito. Per averlo ignominiosamente infangato con le sue idee bislacche messe orgogliosamente per iscritto. È un mondo al contrario quello in cui, anzi, il suddetto parte al contrattacco. Come al solito, accusa di essere stato frainteso (caro generale, il suo è un classico, arriva buon ultimo dopo politici, editorialisti, calciatori e allenatori, fra gli altri).
È un mondo al contrario quello in cui neppure le parole dell’Esercito e del suo stesso capo, il ministro della Difesa Crosetto che ha meritoriamente bollato come “farneticazioni” certe sciocchezze che ci è toccato leggere, inducono il nostro a un esame di coscienza. Almeno formale, con repentina presa d’atto delle inevitabili conseguenze.
Eppure, non possiamo fermarci qui: la sacrosanta azione disciplinare annunciata dall’Esercito farà il suo corso, ma l’opinione pubblica ha il diritto di sapere se certe “idee” trovino cittadinanza, se non certo a livello ufficiale (questo lo escludiamo e senza il minimo dubbio) nei non detti dei comandi dei reparti o anche più in basso, lungo la
scala gerarchica.
Abbiamo profondissima ammirazione per le Forze armate, anche una personale passione per il lavoro da loro svolto con particolare riferimento – tanto per sgombrare il campo da stupidi equivoci – per i nostri straordinari piloti, la nostra gloriosa Marina e l’Esercito che ha saputo fare onore al Paese e a tutti noi in decenni di operazioni internazionali.
Proprio per questo rispetto incondizionato, la passione e il comune amore per i principi costituzionali, gente così non è tollerabile. Vogliamo capire dove arrivino le radici della mala pianta. Senza reticenze, senza alcuna vergogna.
Che a provarla devono essere solo quelli che osano pensare cose come i fini ragionamenti dedicati a Paola Egonu, attaccata senza remore nella Divina Commedia di noartri di Vannacci. Unica colpa dell’azzurra di pallavolo, in certi cervelli spenti, è essere a un tempo orgogliosamente italiana e nera di pelle. Un orgoglio che fa male agli sciocchi irrecuperabili.
di Fulvio Giuliani
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