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Il grande complotto inesistente

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Nei soli Stati Uniti, circa il 7% dei cittadini crede che l’allunaggio non sia mai avvenuto. La nascita della tesi complottista dello sbarco sulla Luna

Sbarco Luna

Il grande complotto inesistente

Nei soli Stati Uniti, circa il 7% dei cittadini crede che l’allunaggio non sia mai avvenuto. La nascita della tesi complottista dello sbarco sulla Luna

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Il grande complotto inesistente

Nei soli Stati Uniti, circa il 7% dei cittadini crede che l’allunaggio non sia mai avvenuto. La nascita della tesi complottista dello sbarco sulla Luna

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Il 20 luglio 1969 milioni di apparecchi televisivi sono sintonizzati per assistere al medesimo evento, ma quelli al centro di questa storia sono tre in particolare. Il primo è in una casa di Westwood, Los Angeles, dove la signora Janet Shearon è in attesa di rassicurazioni dalle immagini che la tv sta trasmettendo perché sa che il destino della sua famiglia potrebbe dipendere dall’evoluzione degli accadimenti. Il secondo televisore è acceso dall’altra parte dell’Atlantico, ad Abbotts Mead (Nord-Est di Londra), nella villa in cui si trova momentaneamente un americano che di professione fa il regista: il suo nome è Stanley Kubrick. Anche lui è davanti allo schermo, incuriosito perché in un suo film dell’anno precedente ha raccontato proprio una storia ambientata nello Spazio. La terza televisione si trova invece a Chicago, a casa di un ex dipendente della Rocket Dyne (un’azienda che lavora per la Nasa) di nome Bill Kaysing che, da qualche anno, ha deciso di intraprendere la carriera di scrittore.

Alle 22.17 italiane accade finalmente ciò che tutto il mondo attende con trepidazione: il modulo Eagle – con a bordo gli astronauti Buzz Aldrin e Neil Armstrong – atterra sul suolo lunare. E, sei ore più tardi, proprio Armstrong diviene il primo essere umano a poggiare il piede sulla Luna, compiendo quello che lui stesso definirà «un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità». Quanto auspicato da John Fitzgerald Kennedy il 25 maggio 1961, nel suo discorso al Congresso, è finalmente divenuto realtà. Un’impresa storica che, in epoca di Guerra fredda, garantisce agli Stati Uniti il predominio sui sovietici nella corsa alla conquista dello Spazio.

E i tre protagonisti del nostro racconto? Hanno assistito all’impresa con stati d’animo diversi. La signora Shearon ha tirato un sospiro di sollievo, perché suo marito – il comandante Neil Armstrong – ce l’ha fatta. Kubrick ha osservato quelle immagini televisive e si è compiaciuto del fatto che ricordassero molto il suo “2001: odissea nello spazio”, ignaro del fatto che il proprio coinvolgimento in questa storia non finirà qui. Bill Kaysing, al contrario, non è rimasto per niente convinto da quanto ha appena visto. Lo scriverà in un libro del 1976 – intitolato “We Never Went to the Moon” – nel quale tenterà di dimostrare che sulla Luna l’uomo non ci è mai arrivato.

Secondo l’autore, le immagini trasmesse in diretta erano un falso confezionato in un terrestre studio cinematografico proprio da Kubrick. Il quale, furbescamente, non smentirà mai. Tesi che, riveduta e corretta, è anche al centro di “Fly Me to the Moon” il film di recente uscita firmato da Greg Berlanti. Ma, per quanto bizzarre, le teorie complottiste fanno ancora oggi presa su un certo numero di persone. Nei soli Stati Uniti, circa il 7% dei cittadini crede che l’allunaggio non sia mai avvenuto. E qualcuno ha anche tratto vantaggio da tale convincimento. Come Peter Hyams, che nel 1977 cavalcò l’onda e realizzò il film “Capricorn One”, in cui si narra di un finto approdo su Marte organizzato dal governo americano e che raccolse numerosi consensi fra i seguaci delle teorie del complotto. Certo è che, indipendentemente da tutto, quella notte del 1969 segnò un punto importantissimo nella storia del mondo. Per intere generazioni fu infatti la dimostrazione che il domani era arrivato. Contribuendo a dare fiducia nel futuro e nell’umanità. Quella fiducia nel prossimo che, di contro, i fanatici dei complotti di ogni ordine e grado fanno vacillare ogni qualvolta si esprimono.

Di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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