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Il linguaggio burocratico che rende incomprensibili le leggi

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L’Italia detiene il record della pervasività burocratica. Il linguaggio contorto e i cavilli legislativi aumentano a dismisura i processi civili e amministrativi, creando difficoltà alla Corte dei Conti o al Consiglio di Stato.

Il linguaggio burocratico che rende incomprensibili le leggi

L’Italia detiene il record della pervasività burocratica. Il linguaggio contorto e i cavilli legislativi aumentano a dismisura i processi civili e amministrativi, creando difficoltà alla Corte dei Conti o al Consiglio di Stato.
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Il linguaggio burocratico che rende incomprensibili le leggi

L’Italia detiene il record della pervasività burocratica. Il linguaggio contorto e i cavilli legislativi aumentano a dismisura i processi civili e amministrativi, creando difficoltà alla Corte dei Conti o al Consiglio di Stato.
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L’Italia detiene il record della pervasività burocratica e non da ieri. Sembra che la tripartizione del potere enunciata a suo tempo da Montesquieu stia venendo meno: a fronte di una produzione legislativa ipertrofica e mostruosa – molta parte della quale viene affidata alla decretazione d’urgenza, lasciando al Parlamento il compito della mera ratifica – i temi e i contenuti oltre agli aspetti formali degli enunciati transitano dalle Camere alla burocrazia degli uffici legislativi di Palazzo Chigi e dei Ministeri, col risultato che sovente deputati e senatori approvano leggi di cui disconoscono il contenuto. Si aggiunga a ciò che proprio il linguaggio contorto e foriero di contraddizioni e cavilli delle leggi aumenta a dismisura i processi civili e amministrativi, creando difficoltà agli organi di controllo come la Corte dei Conti o il Consiglio di Stato: molto spesso la magistratura è costretta a sostituirsi agli organi legislativi per dirimere tematiche confliggenti. Né appare credibile che i processi di digitalizzazione degli atti della pubblica amministrazione producano una semplificazione nell’accesso e nella corretta interpretazione delle norme: ci troviamo di fronte a un costrutto normativo spaventoso e fagocitante, impenetrabile e assoggettato a valutazioni sovente opinabili e discrezionali. Tutto questo allontana la partecipazione democratica alla vita dello Stato da parte dei cittadini, mentre le istituzioni sono avvinghiate in procedure paralizzanti e inestricabili: non sempre si riescono a dare e ottenere spiegazioni dirimenti, così alimentando il disagio e la sfiducia nella gente. Mai come in questo caso trova più corretta e adeguata applicazione il concetto di ‘situazione kafkiana’. In questa condizione di ‘sospensione’ viviamo tutti male e ci si chiede a cosa si riduca la funzione legislativa del Parlamento. La risposta è drastica e disarmante: a un bel niente. La burocrazia degli apparati alimenta la sua funzione autoreferenziale e criptica mentre deputati e senatori non sono in grado – specie nelle ultime legislature – di alzarsi e proporre all’emiciclo e al Paese un modello di società e di Stato aperto al futuro e comprensibile. di Francesco Provinciali

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