Il primo semaforo della storia
Progettato da James Hoge e installato a Cleveland fra East 105th Street ed Euclid Avenue, viene realizzato negli Stati Uniti il primo semaforo elettrico
Il primo semaforo della storia
Progettato da James Hoge e installato a Cleveland fra East 105th Street ed Euclid Avenue, viene realizzato negli Stati Uniti il primo semaforo elettrico
Il primo semaforo della storia
Progettato da James Hoge e installato a Cleveland fra East 105th Street ed Euclid Avenue, viene realizzato negli Stati Uniti il primo semaforo elettrico
Progettato da James Hoge e installato a Cleveland fra East 105th Street ed Euclid Avenue, viene realizzato negli Stati Uniti il primo semaforo elettrico
Nella seconda metà dell’Ottocento Londra vanta il primato della città più trafficata d’Europa. Complici anche le spinte innovative tipiche dell’epoca vittoriana, la capitale britannica è in quel momento il prototipo della metropoli in costante evoluzione. Un aspetto che si riflette inevitabilmente anche sulla viabilità. Nel solo 1866 le cronache registrano 1.102 morti e 1.334 feriti in incidenti stradali, in un periodo storico in cui il trasporto avviene principalmente su mezzi trainati da cavalli. Quest’ultimo dato non sfugge a un ingegnere di nome John Peake Knight. Specializzato nell’ambito ferroviario, Knight pensa di utilizzare i segnali già in uso per regolamentare il passaggio dei treni applicandoli in ambito urbano. Così nel 1868 presenta la sua creazione.
Si tratta di un segnalatore di origine appunto ferroviaria, azionato manualmente da un poliziotto, che consiste in un palo cui è collegata un’asta: quando quest’ultima assume una posizione perpendicolare al palo stesso, indica il segnale di “stop”; quando invece è in posizione parallela, vuol dire “via libera”. Per consentirne l’utilizzo al buio, vengono applicate alle estremità dell’asta delle lampade a gas di colore verde e rosso. Il marchingegno viene ribattezzato “semaphore”, termine francese che prende spunto dal greco antico e che significa “portatore di messaggi”. La scelta del francesismo non è peraltro casuale. L’innovativo dispositivo messo a punto dall’ingegnere inglese si rifà infatti al metodo sviluppato dai fratelli Chappe, due inventori d’Oltralpe che avevano realizzato un segnalatore ottico per comunicazioni militari, strutturato in modo analogo e utilizzato dalle truppe francesi durante la guerra contro l’Austria nel 1792.
Il 10 dicembre 1868 il primo semaforo della storia viene installato, all’incrocio tra George Street e Bridge Street, proprio di fronte alla Camera dei Comuni. L’esordio non è dei più fausti. Il giorno della prima dimostrazione il dispositivo non funziona e soltanto grazie all’intervento di alcuni agenti si riesce a renderlo operativo. Inoltre, appena un anno dopo, un poliziotto rimane gravemente ferito a causa di una fuga di gas che provoca lo scoppio di una delle lampade colorate. Si opta così per la rimozione definitiva dell’oggetto, che sembra destinato a finire nel dimenticatoio. Ma la rivoluzione del mondo dei trasporti è in realtà appena iniziata.
Nel 1876 Nikolaus Otto perfeziona il motore a scoppio col ciclo a quattro tempi. Dieci anni dopo, grazie a Karl Benz, arriva la prima automobile moderna. A quel punto qualcuno si rende conto che l’idea di Knight potrebbe tornare utile, se opportunamente rivista. Nel 1914 viene così realizzato negli Stati Uniti il primo semaforo elettrico, progettato da James Hoge e installato a Cleveland fra East 105th Street ed Euclid Avenue. Oltre alle luci rosse e verdi, viene anche concepito un segnale sonoro che invita a procedere con cautela quando il semaforo sta per cambiare colore. Questo espediente durerà poco perché, nel 1923, l’ingegner Garret Morgan realizzerà la versione tuttora in uso con il colore giallo-arancione.
Da noi il primo esemplare fa la sua comparsa a Milano, fra via Orefici e via Torino. Era il primo di aprile del 1925 e molti pensarono a una colossale burla. Invece ormai da un secolo quelle tre lucine colorate regolano i ritmi delle nostre giornate. Vissute costantemente in attesa che scatti il verde.
di Stefano Faina e Silvio Napolitano
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