AUTORE: Maruska Albertazzi
Qual è la linea che separa la psicopatologia dalla fisiologia e quanto è spessa? Questa dovrebbe essere la domanda da porci in questi giorni, mentre il mondo sta scivolando in una guerra che solo un mese fa avremmo ritenuto impensabile. Cosa è successo a Vladimir Putin, l’uomo che si è seduto al tavolo del G7 facendolo diventare G8, quello del ‘lettone’, quello che ha permesso la fortuna economica di tanti uomini russi che ormai in Russia non vivono più da anni?
Un’idea ce la dovrebbe aver data la famosa immagine che lo ritrae seduto a un tavolo politico con Macron, un tavolo lungo sei metri. Un uomo isolato – fisicamente e politicamente – per sua scelta, progressivamente sempre più lontano dal resto del mondo, che con la pandemia ha imposto una quarantena di quindici giorni a chiunque volesse incontrarlo, che da mesi non frequenta più nessuno se non le sue guardie del corpo. Già prima dell’attacco armato gli analisti internazionali parlavano di un Putin incupito, con momenti di scollamento dalla realtà, indurito nei rapporti interpersonali. Il delirio di onnipotenza di un uomo con il suo potere potrebbe anche apparire fisiologico ma se lo aggiungiamo ai comportamenti paranoidi, all’impulsività e a quel tavolo lungo in modo surreale, il profilo di personalità che si delinea non è dei più rassicuranti. I manuali di psichiatria ci insegnano che un paranoico che si senta braccato compie spesso scelte irrazionali. E, nel caso specifico, le conseguenze della scelta irrazionale non lascerebbero scampo.
di Maruska Albertazzi
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