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Il turismo lo devi saper fare. La lezione (eterna) della Romagna

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Pochi luoghi rappresentano al meglio l’Italia come la Riviera romagnola: non puoi neanche pensare alla Romagna senza pensare alle vacanze. Qui sono passati dalle pensioni familiari al turismo organizzato

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Il turismo lo devi saper fare. La lezione (eterna) della Romagna

Pochi luoghi rappresentano al meglio l’Italia come la Riviera romagnola: non puoi neanche pensare alla Romagna senza pensare alle vacanze. Qui sono passati dalle pensioni familiari al turismo organizzato

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Il turismo lo devi saper fare. La lezione (eterna) della Romagna

Pochi luoghi rappresentano al meglio l’Italia come la Riviera romagnola: non puoi neanche pensare alla Romagna senza pensare alle vacanze. Qui sono passati dalle pensioni familiari al turismo organizzato

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A proposito di turismo, accoglienza (e bambini…). Ho sempre pensato che pochi luoghi possano rappresentare al meglio l’Italia come la Riviera romagnola. Il senso di piacevolezza, organizzazione, bonomia (assolutamente seria, peraltro) che ancora oggi riesce a trasmettere la costa che si affaccia placidamente sull’Adriatico è così radicato da non cambiare. Nonostante il mutare vorticoso dei costumi, delle abitudini e dei… vacanzieri.

Sì, perché non puoi neanche pensare alla Romagna senza pensare alle vacanze. E quando ti accosti a questi luoghi sembra sempre di tornare un po’ all’inevitabile viaggio in comitiva della maturità. Rimini, Riccione o Cattolica come una specie di terra promessa…

Dovremmo sempre imparare dall’operosità e capacità di queste terre, che restano un esempio straordinario per tutto il Paese. E per quei luoghi – ahinoi ancora troppo numerosi – in cui, a fronte di una bellezza oggettivamente incomparabile, non si è ancora imparato a fare turismo. E quindi business. Quindi i soldi. E quindi a campare tutti meglio.

Sembra facile e non lo è neppure un po’. Basti pensare che la storia dell’accoglienza in Romagna comincia ben prima della seconda guerra mondiale ed esplode negli anni vorticosi e felici del boom. Solo che allora il mondo era un altro e sarebbe stato quantomeno azzardato scommettere sulla capacità di reinventarsi. Qui sono passati dalle leggendarie pensioni familiari al turismo organizzato, dai tedeschi e austriaci agli arrivi cosmopoliti dei giorni nostri. Senza dimenticare, per fare un esempio calzante, che i primi ad accogliere i russi furono i romagnoli. E anche i primi a rimpiazzarli senza farsi il minimo problema.

Ieri, sulla spiaggia di Rimini che comincia la sua lunga stagione, abbiamo visto uno spaccato dei tempi che furono. Un leggendario bagnino romagnolo, sia pur aggiornato al III millennio. Sono ormai pochi, ma non estinti. L’atteggiamento, il linguaggio del corpo e la parlata sono quelle rese immortale da innumerevoli film e portato alla nobiltà dell’arte da Federico Fellini. La pelle già abbronzata manco fossimo in agosto, il costume di un paio di taglie in meno del necessario, il capello impomatato, saluti a destra e sinistra e l’aria del proprietario dell’intera Riviera. Un monumento vivente al miracolo che hanno messo in piedi in questi luoghi, che vale quasi da solo il viaggio.

Di Fulvio Giuliani

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