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Il web dà, il web toglie: la parabola delle giovanissime imprenditrici di TikTok

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Ascesa e scandali delle nuove imprenditrici digitali nate sui social

TikTok

Il web dà, il web toglie: la parabola delle giovanissime imprenditrici di TikTok

Ascesa e scandali delle nuove imprenditrici digitali nate sui social

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Il web dà, il web toglie: la parabola delle giovanissime imprenditrici di TikTok

Ascesa e scandali delle nuove imprenditrici digitali nate sui social

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Il lancio di una nuova app per chi cerca e offre lavoro che dovrebbe soppiantare LinkedIn e, dopo appena due mesi, una questione spinosa legata a una lavoratrice che rischia di affondare la sua azienda. Martina Strazzer, giovanissima influencer e imprenditrice modenese, sembra non essere destinata ai grigi: da un lato un successo velocissimo e globale per il suo brand di gioielli Amabile, dall’altro queste ironie della sorte che sembrano perseguitarla e minare continuamente la reputazione del suo marchio.

Il primo fattaccio risale al novembre del 2023, quando Strazzer lancia la sua linea Amore Dannoso, una collezione che si ispira all’amore tossico. Il lancio avviene poco dopo la notizia del femminicidio di Giulia Cecchettin e, come racconta la giornalista Charlotte Matteini nella sua inchiesta, l’imprenditrice si trova sommersa da commenti negativi a cui risponde dichiarando che devolverà parte del ricavato delle vendite a un’associazione che si occupa di aiutare le donne vittime di violenza.

Dopo questo primo scossone, da cui sembra uscire indenne, la questione passa in cavalleria e Amabile continua a galoppare verso un fatturato milionario ottenuto grazie a una strategia interamente basata sulla brand reputation: una squadra di giovanissime, condizioni di lavoro favorevoli al benessere mentale, una particolare attenzione all’inclusione.

Ed è qui che arriva il secondo episodio che mette seriamente a rischio la reputazione dell’azienda e della sua creatrice. Amabile assume come contabile Sara, una ragazza incinta, e Martina realizza con lei una serie di contenuti social, utili a ribadire la visione inclusiva e attenta al sociale dell’azienda. Al termine del periodo di congedo obbligatorio a Sara non viene però rinnovato il contratto. Una scelta legittima ma, a differenza dell’assunzione, non resa pubblica da Strazzer.

Questo scatena un vero e proprio uragano sui social e, di riflesso, anche sulla stampa. Amabile, il cui successo si fonda non sulla qualità del prodotto ma sull’universo di valori associati al marchio, passa dalle stelle alle stalle mediatiche. Non certo una novità, in un’epoca in cui il prodotto è spesso tutt’uno con l’influencer che l’ha creato. E, trattandosi di una persona molto giovane e relativamente inesperta, la possibilità che si possano compiere passi falsi, anche e soprattutto nella comunicazione, è altissima. Se poi si è lanciata da poco una app come Taccier, definita dalla sua creatrice «l’app italiana che rivoluziona il recruiting», l’autogol diventa iperbolico: come fai a vendermi un supporto nel campo delle risorse umane se non sei in grado di selezionare e gestire le tue?

In una recente intervista concessa a Selvaggia Lucarelli, Strazzer difende le sue ragioni e lo fa in modo convincente (non si sa se abbastanza da evitare il crollo della sua immagine e quindi delle vendite) ma dimostra comunque di avere un assetto da imprenditrice. Dichiara tra l’altro di aver capito che le collezioni che si ispirano a temi sensibili come la violenza e la salute mentale sono campi minati, che avrà cura di evitare in futuro.

Lo stesso non può dirsi della miriade di giovani tiktoker che stanno seguendo le sue orme. Per esempio Maya Puravida, una ragazzina non ancora maggiorenne diventata famosa su TikTok durante la sua lotta contro l’anoressia nervosa, ha sfruttato la popolarità raggiunta con la malattia per lanciare una linea di bigiotteria che riscuote un discreto successo. I ‘gioielli’ hanno l’aspetto della chincaglieria che si compra sui siti cinesi ma alle followers non importa: comprando uno dei suoi prodotti hanno l’illusione di possedere un pezzetto di Maya e della sua storia.

Come lei, altre influencer che basano la loro narrazione su malattie o disabilità hanno lanciato le loro linee di prodotti. Vendite che inevitabilmente si nutrono del coinvolgimento del pubblico per la persona e la sua storia più che per l’oggetto, raccontando fra le righe un sottotesto molto pericoloso: la malattia vende, la guarigione molto meno.

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