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Innovazione senza paura d’innovare

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Esattamente un anno fa, il 9 settembre 2024, Mario Draghi presentava a Bruxelles il “Rapporto sul futuro della competitività europea”. Ne risultò un quadro impietoso

Innovazione senza paura d’innovare

Esattamente un anno fa, il 9 settembre 2024, Mario Draghi presentava a Bruxelles il “Rapporto sul futuro della competitività europea”. Ne risultò un quadro impietoso

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Innovazione senza paura d’innovare

Esattamente un anno fa, il 9 settembre 2024, Mario Draghi presentava a Bruxelles il “Rapporto sul futuro della competitività europea”. Ne risultò un quadro impietoso

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Esattamente un anno fa, il 9 settembre 2024, Mario Draghi presentava a Bruxelles il “Rapporto sul futuro della competitività europea”. Ne risultò un quadro impietoso. L’economia della Vecchia Europa è clamorosamente arretrata rispetto a quelle dei suoi principali competitor – Stati Uniti e Cina – e la crisi demografica ne abbatterà ulteriormente la produttività.

Per evitare che le nostre aziende finiscano ai margini del mercato globale occorre agganciarne i vagoni alla locomotiva delle «tecnologie emergenti», ma perché quella locomotiva viaggi alla velocità necessaria occorre accantonare «l’approccio precauzionale» che caratterizza «molte leggi dell’Ue». Occorre allora istituire un’Unione per la ricerca e l’innovazione e lanciare un conseguente Piano d’azione europeo.

Occorrono investimenti sull’intelligenza artificiale, strutture di ricerca comuni, cooperazione tra infrastrutture pubbliche e private, priorità verticali… ma soprattutto occorre evitare di soffocare la ricerca scientifica con un eccesso di regole ispirate alla paura più che alla fiducia nel futuro. La «sovraregolamentazione» è l’errore da evitare, o, per meglio dire, da non perpetrare.

Un errore denunciato nei mesi scorsi con una lettera aperta al “Financial Times” da 44 dirigenti di importanti aziende europee, ribadito in un’analoga lettera da 30 fondatori di startup europee di intelligenza artificiale e suggellato domenica scorsa da un editoriale su “la Repubblica” firmato dall’economista Guido Tabellini. «Cosa si può fare per facilitare l’adozione dell’AI nel sistema produttivo? Innanzitutto rimuovere gli ostacoli all’uso dei dati» ha scritto l’ex rettore della Bocconi.

Facciamo un piccolo passo indietro o, meglio, di lato. Sabato, intervenendo al Forum Ambrosetti, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato un accorato appello all’Europa affinché si sottragga alla morsa delle autocrazie in coerenza con i propri princìpi, la propria cultura, la propria storia. Ebbene, poiché di storia si parla, a uno storico facciamo subito riferimento.

Nel suo meraviglioso “Sapiens, da animali a dei” Yuval Noah Harari ricorda che ancora «nel 1775 l’Asia era responsabile dell’80% dell’economia mondiale». Se le cose sono poi radicalmente cambiate, se «oggi tutti gli umani sono vestiti all’europea, pensano all’europea e hanno gusti europei» è stato perché «dal 1850 la dominazione europea si è basata in larga misura sul complesso militare-industriale-scientifico e su un’eccezionale capacità tecnologica».

La capacità tecnologica fu il frutto dell’Illuminismo, della rivoluzione scientifica, della fiducia nel progresso e della conseguente consapevolezza che la scienza e la tecnica rappresentano i più straordinari strumenti al servizio del potere individuale e del benessere collettivo. Recuperare il gap che in termini di innovazione digitale ci separa oggi dall’Asia e, ahinoi, dall’America non è dunque soltanto un modo di consolidare il benessere presente e futuro di imprese e famiglie: è un modo per rinverdire la supremazia culturale dell’Europa.

Per questo oggi, in occasione del primo anniversario del Rapporto Draghi sulla competitività, la Fondazione Luigi Einaudi presenterà nella sala Nassiriya del Senato la nascita dell’Osservatorio sul diritto all’innovazione. Lo presiederà il costituzionalista Giovanni Guzzetta, faranno parte del suo Comitato scientifico alcuni tra i più autorevoli economisti e giuristi con competenza sulla trasformazione digitale. La mission è chiara: accompagnare, con interventi equilibrati ispirati alla conoscenza e al buon senso, il processo legislativo e normativo di Bruxelles e Roma in materia di trasformazione digitale e intelligenza artificiale.

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