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Italia, Paese per vecchi e senza coraggio

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Le motivazioni del gelo demografico le conosciamo e non staremo qui a ripeterle con il rischio di annoiarvi. Quello che dovremmo considerare inaccettabile è rinunciare alle possibili soluzioni

gelo demografico

Italia, Paese per vecchi e senza coraggio

Le motivazioni del gelo demografico le conosciamo e non staremo qui a ripeterle con il rischio di annoiarvi. Quello che dovremmo considerare inaccettabile è rinunciare alle possibili soluzioni

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Italia, Paese per vecchi e senza coraggio

Le motivazioni del gelo demografico le conosciamo e non staremo qui a ripeterle con il rischio di annoiarvi. Quello che dovremmo considerare inaccettabile è rinunciare alle possibili soluzioni

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Ormai il timore è passare per il vecchio zio che ripete sempre le stesse cose, destinato ad affogare in un mare di indifferenza e di noia.
Cosa si può scrivere che non sia stato già scritto mille volte sul gelo demografico, il destino di rinsecchimento e spalle voltate al futuro a cui ci stiamo consegnando con suprema indifferenza? Nulla.

Pronti, allora, a fare la parte dei vecchi zii un po’ cringe e dei petulanti ossessionati da un problema relegato ad atto dovuto. Eppure non ci rassegniamo ad accettare con noncuranza e senza paura la notizia che in Italia gli ultra ottantenni sono oggi più numerosi dei bambini sotto i dieci anni.

Per carità, questo è anche un trionfo dei progressi medico-sanitari. Tutto bello, come essere uno dei Paesi più longevi al mondo, sempre pronti a giocarcela con il Giappone.
Le motivazioni del gelo demografico le conosciamo e non staremo qui a ripeterle con il rischio di annoiarvi. Quello che dovremmo considerare inaccettabile è rinunciare alle possibili soluzioni.

Parole, slogan, pomposi richiami alla famiglia e inviti ipocriti a far figli non mancano ma le misure concrete? Ogni diversa maggioranza dirà di aver fatto meraviglie, ma noi guardiamo le cifre e abbiamo esaurito la forza necessaria a ribadire l’ovvio.
Qui non si tratta di buona volontà e di sincera preoccupazione, che non ci interessa mettere in dubbio. Il problema è che facciamo i conti con una politica attaccata all’oggi e leader imbevuti di social e sondaggi.

Servirebbero scelte coraggiose e per loro natura impopolari, a vantaggio di chi i diritti li dovrebbe avere domani e non in difesa di chi li ha garantiti oggi.
Gran parte del mondo del lavoro italiano si muove su questa linea, impattando in modo devastante sulla partecipazione femminile alla produttività del Paese e a cascata sulle scelte personali e familiari.

Non è certo l’unico tema e la mutata scala di priorità fra i giovani ha un peso rilevante.
Compito della politica, in ogni caso, non è sindacare le scelte personali ed etiche dei cittadini. Fare o non fare figli attiene alla dimensione personale ma ha enormi ricadute di interesse generale: chiunque abbia governato, pertanto, avrebbe avuto il dovere di guardare in prospettiva e porre le condizioni grazie alle quali ciascuno avrebbe potuto fare le proprie scelte. Le più libere possibili, non indotte da circostanze esterne.

Avremmo dovuto immaginare il Paese fra trent’anni, mettendo mano a provvedimenti che con quasi assoluta certezza avrebbero portato alla sconfitta elettorale.
E ciò che fa uno statista. Lasciamo a voi le considerazioni sul materiale politico a disposizione e sull’elettorato che ne è specchio fedelissimo.
Quello che si indigna per il 60% di collaboratori domestici in nero e in buona misura ne fa parte. Che pretende l’assistenza pubblica per sempre più anziani, senza chiedersi come sostenere spese simili. Che ha bisogno delle badanti ma straparla di sostituzione etnica e di rischio immigrazione

di Fulvio Giuliani

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