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La famiglia cambia faccia

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La famiglia italiana sta cambiando: più piccola, con meno figli e soprattutto sempre più orientata verso forme di sostegno ‘amicali’

Famiglia

La famiglia cambia faccia

La famiglia italiana sta cambiando: più piccola, con meno figli e soprattutto sempre più orientata verso forme di sostegno ‘amicali’

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La famiglia cambia faccia

La famiglia italiana sta cambiando: più piccola, con meno figli e soprattutto sempre più orientata verso forme di sostegno ‘amicali’

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La famiglia italiana sta cambiando: più piccola, con meno figli e soprattutto sempre più orientata verso forme di sostegno ‘amicali’. A dirlo è l’Istat attraverso una duplice fotografia: quella del Rapporto Bes – Benessere Equo e Sostenibile 2024 e quella più recente contenuta nel Rapporto annuale 2025. I dati evidenziano che l’83,9% degli italiani può contare su una rete di sostegno non convivente, mentre 8 italiani su 10 identificano gli amici come una rete di supporto «fondamentale». Numeri che restituiscono l’evoluzione della natura stessa delle relazioni familiari e spiegano bene come le amicizie stiano assumendo un ruolo di sostegno emotivo e pratico simile a quello tradizionalmente associato ai propri congiunti.

Un elemento che va di pari passo con il costante calo della popolazione, nuclei familiari sempre più piccoli e single in crescita. Le nascite continuano ad andare giù: solo 370mila nuovi nati nel 2024, con il minimo storico di 1,18 figli per donna. Le famiglie composte da coppie con figli rappresentano appena il 28,2% del totale, mentre le persone che vivono da sole costituiscono quasi il 40% dei nuclei. In Italia la trasformazione della famiglia è in atto da tempo.

Oggi una su tre è una “nuova famiglia”, un concetto che identifica realtà sempre più diffuse e variegate: coppie interculturali, famiglie ricostituite, persone single, ma anche convivenze, vedovi e unioni tra persone dello stesso sesso.

A completare il quadro la rete di prossimità storicamente radicata nella cultura italiana, fatta di vicinanza e supporto informale. In un Paese fondato su legami familiari e comunitari non è insolito che il supporto provenga da parenti e amici che non vivono sotto lo stesso tetto. Un modello che negli ultimi vent’anni ha iniziato a emergere anche nei Paesi del Nord Europa, dove si riconoscono sempre più spesso come famiglia anche coppie e legami affettivi non conviventi.

Non a caso lo scorso anno in Germania l’allora ministro della Giustizia, Marco Buschmann, aveva presentato un progetto di riforma del diritto di famiglia che introduceva un nuovo istituto giuridico noto come “comunità responsabile” o “comunità di responsabilità”, per garantire la possibilità di scegliere i propri parenti all’interno di una rete affettiva di prossimità.

Ma in che modo le amicizie stanno assumendo un ruolo ‘familiare’? Sarà forse una risposta alla fragilità delle famiglie moderne? «In generale il rafforzamento delle rete sociale non convivente è un fenomeno che interagisce con il mutamento delle relazioni di coppia» spiega a “La Ragione” Valentina Grassi, professoressa associata di Sociologia generale all’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”. «Dalla metà degli anni Settanta in poi, la famiglia come unione matrimoniale è andata incontro a un progressivo disgregamento. Così altre forme di sostegno affettivo sono diventate più rilevanti, considerando che oggi uomini e donne si trovano ad affrontare più spesso periodi da single nel loro ciclo di vita, rispetto a quanto non accadeva in passato».

Un’evoluzione che però tocca da vicino anche la natura e la qualità delle relazioni affettive, soprattutto per quanto riguarda la Generazione Z. «I dati ci dicono che dobbiamo immaginarci un futuro in cui sempre meno si cercherà di esprimere il proprio sé nella relazione di coppia» prevede Grassi. «La fragilità e la fluidità dei legami cercano una compensazione nella rete amicale. I rapporti di vicinato, non soltanto fisici ma anche simbolici, rispondono anche all’espressione di una paura da parte dei più giovani di far fronte all’impegno e al loro cercare la piena realizzazione personale al di fuori delle relazioni affettive».

Di Valentina Monarco

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