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La fine della body positivity

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Che la body positivity stesse evaporando, soffocata da un’ondata reazionaria che celebra nuovamente la magrezza, lo si era capito già da un po’

body positivity

La fine della body positivity

Che la body positivity stesse evaporando, soffocata da un’ondata reazionaria che celebra nuovamente la magrezza, lo si era capito già da un po’

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La fine della body positivity

Che la body positivity stesse evaporando, soffocata da un’ondata reazionaria che celebra nuovamente la magrezza, lo si era capito già da un po’

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Che la body positivity stesse evaporando, soffocata da un’ondata reazionaria che celebra nuovamente la magrezza, lo si era capito già da un po’. Quelle che forse appaiono meno evidenti sono le ripercussioni che questo cambiamento porta con sé nell’ambito della salute mentale e dei disturbi alimentari. 

Sono ormai alcuni anni che le modelle curvy e plus sulle passerelle delle sfilate non arrivano all’1% del totale, col 94,9% dei capi indossati da modelle con taglie che vanno dalla 36 alla 40. Un’inversione di tendenza che sembra destinata a durare e che fa pensare che quella dell’inclusione fosse più una moda nella moda che un reale cambiamento di prospettiva. 

Che si tratti di una rivoluzione culturale e non di una tendenza passeggera lo dimostra il fatto che la magrezza, anche estrema, sia tornata a essere un trend anche in altri ambiti. Pensiamo ad esempio alla recente introduzione della categoria fit model” da parte della Federazione internazionale del body building, “ispirata alla Barbie da spiaggia”, che in sostanza è una versione più magra e meno muscolosa della già magrissima “bikini”.

Sospendendo il giudizio su uno sport che si basa unicamente sul raggiungimento della perfezione fisica, spaventa che ragazze anche appena maggiorenni si sottopongano ad allenamenti estenuanti e restrizioni alimentari estreme per rientrare in questa categoria e poter gareggiare. Qualche anno fa, molto probabilmente, si sarebbe gridato allo scandalo, oggi la notizia è passata inosservata praticamente ovunque. 

Nel frattempo prosperano i profili social che parlano di allenamento e nutrizione senza averne alcuna competenza. E con loro crescono i profili pro-ana (cioè pro anoressia), abilmente travestiti da profili pro guarigione. L’opinione pubblica sembra non provare più grande interesse per il tema, come se anche quella fosse in fondo una moda e non una piaga sociale e sanitaria che assume proporzioni sempre più gravi. 

Sullo sfondo, la rivoluzione farmacologica della semaglutide e della tirzepatide, i farmaci per la cura del diabete e dell’obesità che stanno facendo dimagrire mezza America e mezza Europa, incluse le star che fino a ieri si erano fatte bandiera della body positivity. La cantante Lizzo, ad esempio, è sulla copertina di tutte le riviste di fitness col suo nuovo corpo ‘alleggerito’, mentre la tennista Serena Williams tesse pubblicamente le lodi del farmaco che le ha permesso di perdere 14 chili senza troppi sforzi. 

Va detto che la scoperta di queste molecole è una rivoluzione che permetterà a sempre più persone di trovare pace nel loro rapporto col cibo, ma che al tempo stesso renderà inconcepibile la scelta di restare in un corpo grasso. I farmaci per diabete e obesità mettono in relazione magrezza e salute. E sebbene il loro effetto sul peso sia alla stregua di un anoressizzante – si dimagrisce perché non si sente più la fame – sono rivestiti di un’aura di salubrità, perché in effetti apportano molti benefici secondari che i vecchi farmaci sicuramente non avevano. 

Caduta l’ultima barriera per ottenere il ‘corpo dei sogni’, sembra essere crollata anche l’esigenza di difendere tutti i corpi dal giudizio, inclusi quelli di coloro che il farmaco miracoloso non se lo possono permettere. Questo clima non può che favorire la cara vecchia ossessione che porta dritta sulla strada dei disturbi alimentari. Ciò non significa che sia ‘la’ causa, perché anoressia, bulimia e binge eating prosperavano anche tra il 2019 e il 2023, anni di punta del body positive; significa piuttosto che la coscienza comune sull’argomento è sufficientemente appannata da non costituire più un deterrente. 

E mentre le star dimagriscono e le ragazzine si ammalano, chi non ha accesso ai farmaci per la perdita di peso resta grasso e senza nemmeno più un riferimento per sentirsi meno sbagliato.

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