La pesca della discordia nello spot Esselunga
Lo spot Esselunga, con una tenera bimba che tenta di riconciliare i genitori separati attraverso una pesca, sta facendo discutere e dividere i social
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La pesca della discordia nello spot Esselunga
Lo spot Esselunga, con una tenera bimba che tenta di riconciliare i genitori separati attraverso una pesca, sta facendo discutere e dividere i social
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La pesca della discordia nello spot Esselunga
Lo spot Esselunga, con una tenera bimba che tenta di riconciliare i genitori separati attraverso una pesca, sta facendo discutere e dividere i social
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Lo spot Esselunga, con una tenera bimba che tenta di riconciliare i genitori separati attraverso una pesca, sta facendo discutere e dividere i social
Un tempo era la mela il frutto della discordia. Oggi invece è diventata una pesca, rossa e succosa, come quella che la bambina del nuovo spot Esselunga acquista al supermercato per il padre fingendo sia un regalo da parte della mamma, entrambi separati.
Un tenero gesto d’innocenza o una velata forzatura verso il concetto di “famiglia tradizionale”? Come per altri prodotti culturali odierni, anche questo spot è passato al vaglio del giudizio insindacabile degli utenti social, spaccandoli in due fazioni: gli emotivi, quelli che non vedono doppi fini nel messaggio di Esselunga e quelli che ne sottolineano il moralismo spicciolo, il distacco dalla realtà, sottolineando come, ad una prima visione, pensavano di essersi addirittura imbattuti in uno spot ministeriale.
La verità è che al giorno d’oggi comunicare e farsi capire è sempre più difficile. Non si può negare che, in termini assoluti, non tutti i figli dei genitori separati si augurano una riconciliazione, che la stessa non avviene quasi mai attraverso una pesca, che un figlio non può e non dev’essere un collante fra due persone che non si amano più. L’importante è che quell’amore non venga sottratto ai figli.
Ma è anche una verità che l’innocenza dei bambini può arrivare a questo e molto altro e che un’azienda, leader nella GDO in Italia, non auspica a candidarsi alle prossime elezioni, non ha il potere di cambiare la società e neanche quello di registrarne a tutti i costi i cambiamenti senza scontentare nessuno. Il marketing funziona quando tocca delle corde emotive e questo spot, nel bene come nel male, ha fatto centro.
Lo abbiamo già visto con Renatino del criticato spot pro-sfruttamento lavorativo di Parmigiano Reggiano, con la campagna pubblicitaria sul volontariato culturale a Parma (con tanto di pugno sul tavolo e un pugno di mosche anziché di soldi in senso figurato dall’altro), e ora con la pesca di Esselunga. Il nuovo frutto della discordia.
di Raffaela Mercurio
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