La quaglia che non quaglia. Bambole gonfiabili e uccelli di laboratorio
La quaglia maschio è in una gabbia all’interno del laboratorio di ricerca in cui si sta testando il valore degli stimoli condizionati. E accade l’inaspettato
La quaglia che non quaglia. Bambole gonfiabili e uccelli di laboratorio
La quaglia maschio è in una gabbia all’interno del laboratorio di ricerca in cui si sta testando il valore degli stimoli condizionati. E accade l’inaspettato
La quaglia che non quaglia. Bambole gonfiabili e uccelli di laboratorio
La quaglia maschio è in una gabbia all’interno del laboratorio di ricerca in cui si sta testando il valore degli stimoli condizionati. E accade l’inaspettato
La quaglia maschio è in una gabbia all’interno del laboratorio di ricerca in cui si sta testando il valore degli stimoli condizionati. E accade l’inaspettato
La quaglia maschio è in una gabbia all’interno del laboratorio di ricerca in cui si sta testando il valore degli stimoli condizionati: detta semplicemente, si tratta di oggetti o eventi di per sé neutri che si legano in modo pavloviano ad altri oggetti o eventi che hanno invece una forte attrattiva per un individuo, quaglia o uomo che sia. Lo sperimentatore presenta all’animale un pupazzo di pezza con le fattezze di una sua simile e poco dopo fa entrare nella gabbia una quaglia in carne e ossa con cui il maschio si accoppia. Lo studio nasce per valutare quanto lo stimolo condizionato, dunque il pupazzo, ecciti l’animale in quanto preludio alla ricompensa vera e propria, cioè la femmina con cui accoppiarsi.
Dopo alcuni giorni di addestramento accade però l’inaspettato: la quaglia inizia a copulare col pupazzo e continua anche quando nella gabbia viene fatta entrare la femmina. Nei giorni successivi l’uccello mostra addirittura di preferire il pupazzo e non degna più la femmina di uno sguardo. Sperimentando con un certo numero di quaglie, gli scienziati notano che questo comportamento non è uguale per tutti gli animali ma solo per alcuni, che finiscono per preferire il simulacro alla ricompensa.
Lasciamo per un momento gli sperimentatori con i loro volatili e andiamo in Giappone, patria dei bordolls, letteralmente bordelli in cui le prostitute sono sostituite da bambole in silicone. Una perversione che è diventata una moda ormai diffusa in tutta Europa: prima a Dortmund (in Germania) e poi in Francia, Spagna, Slovenia e anche a Torino, dove però l’esperimento non è andato esattamente a buon fine. Complici le tariffe dagli 80 ai 180 euro e la necessità di registrare gli ospiti con tanto di documenti, LumiDolls ha infatti chiuso i battenti nel 2019, a poco meno di un anno dall’apertura. A dire la verità, per quanto sempre più Stati stiano sperimentando questa nuova forma di intrattenimento, in Occidente la tendenza non sembra attecchire come nel Paese del Sol Levante, dove quello delle sexy-bambole realistiche è un business di dimensioni sempre crescenti, che però mostra anche i suoi lati oscuri.
In un Paese in cui il tasso di natalità sta calando a una velocità ancora più preoccupante rispetto al nostro e in cui, secondo uno studio del 2022, circa la metà degli uomini giapponesi di età compresa tra i 20 e i 49 anni ha comprato una qualche forma di servizio sessuale (pupazzi in silicone compresi), quello delle bambole che sostituiscono il contatto umano sembra sempre meno una forma di trasgressione e sempre più un fenomeno alienante come quello degli hikikomori, i ragazzi che scelgono di vivere senza più uscire dalle quattro mura della loro stanza. La realtà si popola di oggetti e astrazioni che sostituiscono il contatto umano, considerato troppo impegnativo, faticoso, rischioso. Troppi ‘costi’ a fronte di un beneficio che si è convinti di poter sublimare con uno schermo o un po’ di gomma truccata a dovere.
Tornando alle quaglie, il fatto che un volatile scelga di copulare con un pupazzo – pur avendo davanti una conspecifica – potrebbe farci sorridere dall’alto della nostra presunta superiorità. Peccato che la distanza evolutiva fra (alcuni di) noi e loro forse non è così ampia come pensiamo.
di Maruska Albertazzi
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Tag: scienza
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