La scuola italiana, il vero centro dell’accoglienza per i bimbi ucraini
L’Italia si prepara ad accogliere migliaia di profughi in arrivo dall’Ucraina. Moltissimi sono bambini. La loro integrazione passa da realtà come la scuola, dove ritrovare una parvenza di serenità. Ecco come si sta muovendo la macchina della solidarietà.
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La scuola italiana, il vero centro dell’accoglienza per i bimbi ucraini
L’Italia si prepara ad accogliere migliaia di profughi in arrivo dall’Ucraina. Moltissimi sono bambini. La loro integrazione passa da realtà come la scuola, dove ritrovare una parvenza di serenità. Ecco come si sta muovendo la macchina della solidarietà.
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La scuola italiana, il vero centro dell’accoglienza per i bimbi ucraini
L’Italia si prepara ad accogliere migliaia di profughi in arrivo dall’Ucraina. Moltissimi sono bambini. La loro integrazione passa da realtà come la scuola, dove ritrovare una parvenza di serenità. Ecco come si sta muovendo la macchina della solidarietà.
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L’Italia si prepara ad accogliere migliaia di profughi in arrivo dall’Ucraina. Moltissimi sono bambini. La loro integrazione passa da realtà come la scuola, dove ritrovare una parvenza di serenità. Ecco come si sta muovendo la macchina della solidarietà.
Vladimir Putin e Volodmymr Zelensky, le due facce di questa guerra terribile, il male contro il bene. Nel mezzo, lontani dai riflettori, intenti a vivere una vita normale fino a poche settimane fa, ci sono i civili, costretti a stravolgere il proprio futuro da un giorno all’altro.
La prima mossa delle istituzioni italiane per accogliere il crescente numero di rifugiati, ad oggi oltre i 30 mila, è stata la deliberazione dello stato di emergenza, meccanismo che permette di by-passare le ordinarie procedure burocratiche e rendere elastico il sistema. Situazioni straordinarie richiedono regole straordinarie.
Protezione Civile, Prefetture, Regioni, Comuni ed Enti del terzo settore sono già in allerta per organizzare l’accoglienza dei rifugiati attesi in Italia. Servirà dare loro vitto, alloggio e cure, laddove necessarie. Ma non solo. In casi come questi serve anche pensare a una macchina organizzativa che nel lungo promuova l’integrazione di queste persone private di ogni cosa: lavoro, amicizie, scuola..
Proprio quest’ultima rappresenta il portone attraverso il quale accelerare questo processo. Il lavoro delle istituzioni scolastiche è l’unica speranza a disposizione di queste giovani vite che sono state strappate dalla loro terra, le loro strade, la loro lingua e la loro cultura.
Sarà sicuramente necessario non farli sentire estranei e accoglierli con calore, prerogativa che di certo non manca al popolo italiano. Ma, purtroppo, questo non può bastare.
Secondo gli ultimi dati del Viminale, sono circa 15.000 i minori ucraini arrivati in Italia, numero chiaramente destinato a salire. Il primo grande ostacolo al loro inserimento è la lingua. L’ucraino appartiene al gruppo della lingue slave del ceppo indoeuropeo, molto distante dalla nostra lingua a partire dall’alfabeto utilizzato che è una variante del cirillico.
Molto spesso questi bambini o ragazzi non parlano neanche l’inglese e il francese, le cosiddette lingue-ponte.
Per questo la prima mossa del Ministero dell’Istruzione è assumere mediatori e linguisti che conoscano l’ucraino e l’italiano. A tal fine il Ministero ha stanziato 1 milione di euro per gli istituti che ne faranno richiesta. Ci si potrà avvalere anche dei nostri studenti universitari e di insegnanti che vengano dall’Ucraina e conoscano l’italiano e, in ultima istanza, delle famiglie ucraine già presenti in Italia.
Aspettando di poter comunicare con loro, bisogna evitare nuove fratture nelle vite già segnate di queste persone: una situazione dall’equilibrio molto instabile. Perciò verranno conservati il più possibile i gruppi di appartenenza, anche “quelli che si sono composti casualmente durante il viaggio che li ha portati in Italia”, ha spiegato Stefano Versari, capo dipartimento al Ministero dell’Istruzione. Molto, troppo, spesso si associa la scuola solo ai programmi di studio, alle nozioni, alle materie. Mai alle persone.
Ecco, ora più che mai è il momento di invertire rotta: la priorità è salvaguardare l’aspetto umano dei rifugiati, insegnare loro a non perdersi in una situazione che non hanno scelto e a cui non erano per niente abituati.
Per evitare un distacco traumatico dalla loro terra è importante che i rifugiati percepiscano questa permanenza come transitoria e che il distacco dall’Ucraina non sia definitivo.
Questa scelta va nell’ottica più generale della ‘Pedagogia della scala’: si tratta di un approccio che consente al minore un inserimento graduale nella nuova società. Le istituzioni e i professionisti devono accompagnare il minore in ogni passaggio da uno scalino all’altro, dal passato alla nuova realtà. Un altro tassello importante nell’inserimento scolastico di questi giovani profughi di guerra è la possibilità di far restare le loro madri in classe per avere vicino un punto di riferimento linguistico e affettivo.
“È inutile cercare di cancellare con un colpo di spugna quello che stanno vivendo: non si tratta di cancellare le buche, si tratta di insegnare loro a vivere nonostante le buche”, ha chiosato Versari.
Molti istituti italiani che accolgono i profughi stanno rispondendo con grande reattività, tanto che in alcuni casi si sta già lavorando a progetti didattici ad hoc per i bambini e gli adolescenti ucraini, nel rispetto della loro cultura e delle loro abitudini. Il Ministero invita le comunità scolastiche a coinvolgere i nuclei familiari e a offrire occasioni di socializzazione anche al di fuori della scuola mentre alcuni presidi testimoniano scene di festa per accogliere i nuovi studenti.
Scintille di umanità, in una tragedia che di umano non ha niente.
di Giovanni Palmisano
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