Il racconto di un giovane scappato da San Pietroburgo
Dall’inizio dell’anno 419mila persone hanno lasciato la Russia, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2021. La testimonianza di questo ragazzo, scappato da San Pietroburgo, ci spiega come l’invasione russa dell’Ucraina fosse nell’aria da circa 8 mesi fa. E ci insegna a non dare per scontata la sacrosanta libertà con cui noi occidentali siamo cresciuti.
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Il racconto di un giovane scappato da San Pietroburgo
Dall’inizio dell’anno 419mila persone hanno lasciato la Russia, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2021. La testimonianza di questo ragazzo, scappato da San Pietroburgo, ci spiega come l’invasione russa dell’Ucraina fosse nell’aria da circa 8 mesi fa. E ci insegna a non dare per scontata la sacrosanta libertà con cui noi occidentali siamo cresciuti.
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Il racconto di un giovane scappato da San Pietroburgo
Dall’inizio dell’anno 419mila persone hanno lasciato la Russia, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2021. La testimonianza di questo ragazzo, scappato da San Pietroburgo, ci spiega come l’invasione russa dell’Ucraina fosse nell’aria da circa 8 mesi fa. E ci insegna a non dare per scontata la sacrosanta libertà con cui noi occidentali siamo cresciuti.
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Dall’inizio dell’anno 419mila persone hanno lasciato la Russia, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2021. La testimonianza di questo ragazzo, scappato da San Pietroburgo, ci spiega come l’invasione russa dell’Ucraina fosse nell’aria da circa 8 mesi fa. E ci insegna a non dare per scontata la sacrosanta libertà con cui noi occidentali siamo cresciuti.
Berlino – «Sono andato via di corsa da San Pietroburgo 8 mesi fa, si vedeva e si capiva che le cose stavano peggiorando e il Cremlino aveva piani di invasione che portava avanti da tempo. Tantissimi dei miei amici russi sono andati via. Hanno lasciato il Paese appena possibile e rappresentavano quella parte di società particolarmente colta e con stili di vita occidentali e liberali». Non a caso i dati dell’Istituto statistico Rosstat segnalano che dall’inizio dell’anno 419mila persone hanno lasciato la Russia, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2021.
Ieri ho conosciuto per caso nella metro di Berlino Iaroslav, un magnifico studente moldavo di relazioni internazionali che mi ha parlato un po’ di lui e di quanto vede accadere in Italia, incredulo della fine anticipata del governo Draghi che ho tentato di spiegare, rendendomi conto per l’ennesima volta di quanto arduo sia per uno straniero capire il nostro tafazzismo. Iaroslav si sta specializzando all’Università di Bologna e mi racconta di quanto strano gli sia sembrato l’ambiente dei giovani universitari italiani, ancora sedotti dalla falce e martello e dalle ragioni del finto pacifismo di Mosca. Lo scorso 25 aprile non poteva credere a quanto vedeva in piazza, con quelle bandiere rosse che sventolavano e tanti a rilanciare l’ipocrita propaganda della Russia guidata da Putin. Ovviamente solo chi non sa cosa sia il comunismo può essere gabbato. Chi viene dalla Moldavia, dall’Ucraina e da tanti altri Paesi martoriati non ci casca. Sono questi giovani europei il nostro ossigeno. La strada per avere nuova classe dirigente all’altezza delle sfide che abbiamo davanti è la loro forza di volontà e determinazione a studiare e formarsi per eccellere.
Avere la fortuna di viaggiare e lavorare liberamente in Europa mi permette di conoscere queste persone splendide che sono anche una ispirazione quotidiana per chi ama le libertà e i valori occidentali su cui le nostre società aperte hanno prosperato e restano ancora oggi le più attraenti al mondo. Guardate come meta e spazio di diritto dove poter crescere da milioni di persone che nel mondo non hanno avuto la fortuna di nascere in democrazie liberali e che ora contribuiscono ad arricchire le società aperte disposte ad integrarle. Mentre non c’è ovviamente alcuna fila di persone desiderose di andare a vivere nei regimi liberticidi.
A margine del mio incontro col giovane brillante studente moldavo, nel ristorante a due passi da Alexanderplatz dove ho poi cenato, ho trovato un box di raccolta fondi per la causa ucraina. Ovviamente ci tornerò. È questa rete di persone normali – che hanno consapevolezza di quanto i valori di libertà e democrazia vadano protetti – a rappresentare uno specchio virtuoso per tutti noi occidentali, cresciuti dando per scontata la fortuna che abbiamo ereditato da chi è venuto prima di noi.
Di Antonluca Cuoco
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