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La violenza sessuale debutta nel Metaverso

Dopo la hostess che, per il giudice, avrebbe impiegato troppi secondi a reagire alle molestie subite, fa clamore la denuncia inascoltata di una giornalista palpeggiata nel Metaverso. Quando la violenza è una questione di tempi e di luoghi.
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La violenza sessuale debutta nel Metaverso

Dopo la hostess che, per il giudice, avrebbe impiegato troppi secondi a reagire alle molestie subite, fa clamore la denuncia inascoltata di una giornalista palpeggiata nel Metaverso. Quando la violenza è una questione di tempi e di luoghi.
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La violenza sessuale debutta nel Metaverso

Dopo la hostess che, per il giudice, avrebbe impiegato troppi secondi a reagire alle molestie subite, fa clamore la denuncia inascoltata di una giornalista palpeggiata nel Metaverso. Quando la violenza è una questione di tempi e di luoghi.
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Dopo la hostess che, per il giudice, avrebbe impiegato troppi secondi a reagire alle molestie subite, fa clamore la denuncia inascoltata di una giornalista palpeggiata nel Metaverso. Quando la violenza è una questione di tempi e di luoghi.
L’ultima ha solo 15 anni ed è di Reggio Emilia. Sarebbe stata violentata dai compagni di classe. Continuano le notizie di violenza di genere ma a fare più notizia è l’inutilità delle denunce. Si chiede alle donne di non tacere ma poi, spesso, il loro grido d’aiuto resta inascoltato. Come accaduto di recente a Barbara D’Astolto, hostess di 45 molestata sul posto di lavoro che secondo il giudice “avrebbe reagito troppo tardi ai palpeggiamenti”: 20 secondi per trovare il coraggio di dire basta sono stati considerati eccessivi. Eppure quell’uomo era stato denunciato due settimane prima anche da un’altra assistente di volo norvegese. A nulla è valso che la ricostruzione della donna sia stata considerata credibile.  Imbarazzo, sdegno e vergogna per l’ennesimo caso in cui la vittima diventa carnefice, dove gli alibi cambiano di volta in volta: prima è il modo di vestire, poi un bicchiere di troppo; ora persino le tempistiche.  La vicenda lascia sgomenti se si pensa a quante iniziative siano state fatte per spingere le donne a denunciare a suon di slogan “non sei sola”. E invece le donne ci rimangono davvero, sole. Senza considerare tutte le violenze invisibili, come quelle psicologiche, ancora più difficili da dimostrare. Solo qualche mese fa abbiamo assistito alla vicenda della giornalista Greta Beccaglia, palpeggiata in diretta nazionale da un tifoso della fiorentina mentre il collega in studio le diceva di non prendersela. Un caso che – giustamente  – ha fatto enorme scalpore, perché avvenuto in diretta e accostato da molti a “una goliardata” .  La violenza, invece, non è mai divertente né accettabile. Anche quando “solo” virtuale. Nel Metaverso si contano già delle vittime per molestia sessuale. L’ultimo è il caso denunciato dalla giornalista Arwa Mahdawi all’interno di Horizon Worlds, la nuova piattaforma di realtà virtuale in cui mondo fisico e digitale si incontrano, già disponibile  per tutti i maggiorenni in Canada e Stati Uniti, per ora in versione beta. La giornalista Mahdawi ha detto di essere stata palpeggiata mentre passeggiava per il Metaverso aprendo un dibattito rimasto ancora aperto sui rischi legati all’interno del Metaverso, soprattutto per quel che riguarda l’adescamento di minori. Anche in questo caso la denuncia non è servita a molto, i producer hanno infatti consigliato all’utente di utilizzare lo strumento “zona sicura”, una bolla protettiva che gli utenti Horizon Worlds possono attivare quando si sentono minacciati da altri avatar. Un po’ come quando, nel mondo reale, viene consigliato di girare in pantaloni lunghi per evitare di imbattersi in molestie sessuali. Gli anni passano ma a quanto pare i progressi procedono a piccoli, piccolissimi, passi. E’ difficile, se non impossibile, immaginare un mondo senza violenza. E’ possibile e auspicabile pensare a un mondo dove chi giudica lo faccia in maniera giusta e sensata. di Claudia Burgio

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