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L’AI farà bene ai docenti

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L’AI ridefinisce la scuola italiana, incidendo soprattutto sulle discipline Stem e rafforzando la figura del docente come perno della comunità educativa

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L’AI farà bene ai docenti

L’AI ridefinisce la scuola italiana, incidendo soprattutto sulle discipline Stem e rafforzando la figura del docente come perno della comunità educativa

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L’AI farà bene ai docenti

L’AI ridefinisce la scuola italiana, incidendo soprattutto sulle discipline Stem e rafforzando la figura del docente come perno della comunità educativa

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L’intelligenza artificiale ridefinisce la scuola italiana, incidendo soprattutto sulle discipline Stem e rafforzando la figura del docente come perno della comunità educativa. È la sintesi del nuovo studio dal titolo “La professione docente nella scuola di domani” (realizzato da EY in collaborazione con Sanoma Italia) che segna un nuovo paradigma per l’istruzione. Entro i prossimi dieci anni il 60% delle competenze richieste ai docenti italiani sarà ridefinito dall’impatto dell’AI, della digitalizzazione e dell’evoluzione delle metodologie didattiche. E soltanto il 36% delle competenze rimarrà stabile. La ricerca, realizzata su strumenti di analisi predittiva, analizza l’evoluzione delle competenze dei docenti per livello di istruzione e area disciplinare, tirando fuori un risultato forse inatteso: la centralità del docente all’interno della comunità educativa sarà rafforzata. Se usate in modo efficace, l’AI e le nuove tecnologie applicate alla didattica consentiranno ai professori di dedicare più tempo alla cura dell’aspetto umano e relazionale dell’insegnamento.

Va ricordato che durante il recente Next Gen AI – prima manifestazione internazionale sul rapporto fra intelligenza artificiale e scuola che si è tenuta a Napoli – il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha reso noto il piano da 100 milioni di euro per formare insegnanti e alunni all’uso dell’AI. Secondo EY-Sanoma, nella scuola secondaria di I grado in ambito scientifico il 44% delle competenze subirà una trasformazione verso la tecnologizzazione e la personalizzazione della didattica, mentre il 36% sarà rafforzato nella dimensione relazionale e formativa. Il 27% delle competenze sarà introdotto come nuovo requisito professionale, in integrazione con la funzione amministrativa, evidenziando un ampliamento del ruolo docente. In area umanistica il 41% delle competenze relative al nucleo di comunicazione e insegnamenti evolverà verso la facilitazione espressiva e la personalizzazione dell’insegnamento. Saranno introdotti strumenti per l’analisi semantica dei testi e assistenti virtuali alla scrittura.

Nella scuola secondaria di II grado, per l’area scientifica ci sarà un’evoluzione del 42% delle competenze nell’ambito della personalizzazione, dell’adattamento didattico, del sostegno e del supporto individualizzato. Nell’area umanistica il 55% delle competenze evolverà e il 12% sarà esposto al rischio di sostituzione da parte dell’AI, soprattutto per la generazione di contenuti e l’analisi semantica dei testi.

Carlo Chiattelli, People Consulting Leader di EY Italia, racconta a “La Ragione” i motivi per cui, secondo i dati dello studio predittivo, l’evoluzione sarà più marcata nell’area scientifica, specie per la scuola secondaria di I e II grado: «Ci aspettiamo che questo accadrà perché le nuove tecnologie incideranno in modo più profondo ed esteso sulla trasformazione della didattica in questo ambito disciplinare. Rispetto all’area umanistica, e specialmente ai gradi scolastici più alti, l’insegnamento delle discipline Stem potrà beneficiare maggiormente di tecnologie come l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata (Ar), la realtà virtuale (Vr) e l’Internet of Things (IoT)». Qualche esempio concreto: «Pensiamo all’utilizzo dell’AI per la simulazione di fenomeni chimico-fisici o all’uso di dispositivi intelligenti per lo svolgimento di attività laboratoriali. Queste tecnologie stanno trasformando già oggi il modo in cui si insegna e si apprende a scuola».

Le novità richiederanno inevitabilmente uno sforzo da parte dei docenti: «Proprio l’impiego crescente delle nuove tecnologie nell’attività didattica è uno dei motivi per cui i professori saranno chiamati a sviluppare nuove competenze. Gli insegnanti di area scientifica dovranno ampliare le loro conoscenze e capacità nell’ambito della progettazione digitale, dell’analisi dei dati e nella gestione di ecosistemi tecnologici. Un bagaglio sempre più necessario per l’insegnamento del futuro prossimo».

Di Nicola Sellitti

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