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Le bollicine non sono una bolla

Il presidente e amministratore delegato di Cantine Ferrari racconta a La Ragione la sfida lanciata per diventare uno dei più importanti brand mondiali delle bollicine. All’insegna dell’emozione, della passione e dell’amore per il territorio.
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Le bollicine non sono una bolla

Il presidente e amministratore delegato di Cantine Ferrari racconta a La Ragione la sfida lanciata per diventare uno dei più importanti brand mondiali delle bollicine. All’insegna dell’emozione, della passione e dell’amore per il territorio.
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Le bollicine non sono una bolla

Il presidente e amministratore delegato di Cantine Ferrari racconta a La Ragione la sfida lanciata per diventare uno dei più importanti brand mondiali delle bollicine. All’insegna dell’emozione, della passione e dell’amore per il territorio.
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Il presidente e amministratore delegato di Cantine Ferrari racconta a La Ragione la sfida lanciata per diventare uno dei più importanti brand mondiali delle bollicine. All’insegna dell’emozione, della passione e dell’amore per il territorio.
Matteo Lunelli, presidente e amministratore delegato di Cantine Ferrari, ha realizzato una vera impresa industriale, di posizionamento e marketing. Aver portato – certo non da solo, ispirando una squadra – le sue bollicine Trentodoc nella cerimonia di premiazione dei Gran Premi di Formula 1 equivale a un salto quantico. Ferrari Trento (il presidente ci tiene a sottolineare il nome completo del brand) è la carta d’identità e la memoria di una grande storia italiana. Lunelli si gonfia d’orgoglio quando parla del rapporto fra l’azienda e il territorio, magnifico esempio di successo glocal. Neologismo spesso abusato, ma in questo caso perfetto. «La nostra impresa – spiega – ha un legame intimo e profondo con il proprio territorio, perché un grande vino ne è sempre espressione. La simbiosi con il territorio è una caratteristica di tante eccellenze del Made in Italy, ma nel caso del vino è ancora più profonda, perché è frutto della sua terra. Ecco spiegata la denominazione Ferrari Trento. Il nostro vino da sempre è creato con uve trentine coltivate nei vigneti di proprietà, ma anche conferite da 600 famiglie che sono nostri partner e importanti stakeholder, con cui abbiamo collaborazioni di lungo periodo. Il legame con il territorio è parte del nostro Dna». Da Trento e dai 600 viticoltori al Circus mondiale della F1 il balzo può apparire impressionante, ma è solo una logica conseguenza: «Abbiamo sempre voluto posizionarci in eventi di grande prestigio internazionale, dal mondo dello sport agli ambienti più glamour. Il podio della Formula 1 credo sia la celebrazione più iconica in assoluto del mondo dello sport. Essere arrivati lì è per noi un grande traguardo, ma anche un punto di partenza. Siamo orgogliosi di aver portato un tocco di stile di vita italiano sul podio della F1 e in tutta l’hospitality del Mondiale. Si tratta di una partnership basata su valori comuni: l’eccellenza, la passione, l’innovazione che sposiamo come Ferrari Trento e che guidano da sempre i team della F1. Per noi rappresenta una piattaforma straordinaria di comunicazione internazionale utile alla crescita dell’export, soprattutto in America che per noi è un obiettivo strategico di lungo periodo». Non può non colpire quell’omonimia con il cavallino rampante. Lunelli sorride: «Sono un appassionato della scuderia Ferrari e per noi è bellissimo condividere il nome con un’eccellenza del Made in Italy a livello mondiale. Non intendiamo assolutamente creare confusione e anche per questo sottolineiamo il nostro nome Ferrari Trento. Come scrisse Enzo Ferrari in una lettera che inviò a mio zio Gino Lunelli, “la Ferrari” al femminile è l’auto, mentre “il Ferrari” è il vino». La cantina Trentina vuole essere ambasciatrice dell’arte di vivere italiana e le sue collaborazioni all’insegna del Made in Italy sono un bell’esempio dell’Italia quando fa sistema: «Viviamo un paradosso» si appassiona Lunelli. «Siamo un Paese in cui abbiamo ancora una forte disoccupazione giovanile, eppure interi settori economici non trovano lavoratori adeguatamente formati. Il mismatch fra domanda e offerta è un dramma. L’eccellenza del Made in Italy si basa proprio sulla capacità del ‘saper fare’, spesso artigiano. Non sempre le scuole offrono percorsi formativi adeguati e i nostri giovani sottovalutano i lavori manuali o legati al Made in Italy. È assurdo pensare che molte aziende non riescano a trovare personale formato, a fronte di una disoccupazione così forte. Si parla tantissimo del turismo, ma i problemi riguardano anche la sartoria, la manifattura e lo stesso settore del design. Dobbiamo essere più bravi a raccontare le opportunità ai giovani e a intervenire sul sistema formativo italiano, stimolando sempre di più partnership fra scuola e impresa». Il vino è innanzitutto emozione: «Per poterla trasmettere bisogna prima di tutto provarla ed essere appassionati a quello che si fa. È uno dei segreti del nostro successo: la passione condivisa da tutti i nostri collaboratori per il Trentodoc, il territorio, la sua storia. Passione e condivisione di valori». Davanti ai successi di Ferrari Trento i francesi intanto s’incazzano, come cantava Paolo Conte. «In effetti l’alto di gamma delle bollicine è stato per molto tempo considerato monopolio della Francia» ammette Lunelli. «Per noi, la sfida da sempre è stata quella di posizionarci ai vertici mondiali del mercato delle bollicine e avere dei competitor forti ci ha sempre spronato. Abbiamo voluto raccogliere questa sfida globale puntando sull’alto di gamma, valorizzando la nostra identità, che è quella di essere una bollicina di montagna espressione del Trentino e dello stile di vita italiano. Così come lo champagne è espressione di quello francese. Quando iniziai nel 2000 – ricorda – c’era una minore apertura nei confronti di una bollicina italiana che volesse posizionarsi nella fascia alta di mercato. Oggi, la consapevolezza è cambiata, anche grazie a quello che abbiamo fatto». Ferrari Trento ci ricorda un asset dell’economia italiana: la capacità di produrre beni di lusso, accompagnandoli a un’impareggiabile idea di qualità della vita. A parlare non è solo l’ad dell’azienda ma il presidente di Altagamma, l’associazione che riunisce i brand del lusso del Made in Italy: «La visione imprenditoriale della mia famiglia non punta solo alla creazione di valore per gli azionisti, ma è da sempre attenta a portare benessere e bellezza alla comunità, a tutti gli stakeholder e al territorio che ci ospita. Una sostenibilità a livello ambientale e sociale che condividiamo con tutta la filiera. Credo che chi si posizioni nell’alto di gamma non debba creare soltanto un prodotto di eccellenza, ma avere un comportamento eccellente a 360 gradi». di Fulvio Giuliani

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