Lezioni di fine 2022
In Iran e Cina un numero crescente di individui – spesso giovanissimi – sta mettendo in gioco la propria vita per chiedere libertà e dignità contro oppressione e barbarie
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Lezioni di fine 2022
In Iran e Cina un numero crescente di individui – spesso giovanissimi – sta mettendo in gioco la propria vita per chiedere libertà e dignità contro oppressione e barbarie
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In Iran e Cina un numero crescente di individui – spesso giovanissimi – sta mettendo in gioco la propria vita per chiedere libertà e dignità contro oppressione e barbarie
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In Iran e Cina un numero crescente di individui – spesso giovanissimi – sta mettendo in gioco la propria vita per chiedere libertà e dignità contro oppressione e barbarie
Scriveva Cesare Pavese che «le lezioni non si danno, si prendono» e la fine del 2022 offre in primis ai cittadini occidentali importanti lezioni storiche. In Iran e Cina un numero crescente di individui – spesso giovanissimi – sta mettendo in gioco la propria vita per chiedere libertà e dignità contro oppressione e barbarie. Siamo soprattutto testimoni della magnifica resistenza ucraina contro l’orco russo invasore: una popolazione intera sta dando la vita per difendere libertà che sono anche nostre.
Moltitudini di esseri umani premono intanto per poter venire a vivere in pace e democrazia nei nostri Stati liberali. Una fortuna che noi invece diamo per scontata, quando invece dovremmo diventare la voce di iraniani, cinesi, ucraini e di tutti quelli che sognano la libertà e uno Stato di diritto. Se non impariamo la lezione che ci arriva da questi resistenti non troveremo mai il coraggio di difendere i nostri stessi valori.
La protesta contro la strategia “zero Covid” e il ruolo dei social nelle contestazioni al Partito comunista e a Xi Jinping hanno indicato come la politica della “tolleranza zero” sia stata un boomerang per il regime di Pechino. Migliaia di persone sono scese a manifestare in diverse città a costo di pesanti conseguenze, prendendo di mira direttamente il partito e il presidente, chiedendone le dimissioni e una svolta in senso democratico. I fogli bianchi tra le mani sono stati i simboli più riconoscibili anti-lockdown. Mentre pure le immagini degli sciagurati recenti Mondiali di calcio in Qatar, con stadi pieni di spettatori senza mascherina, sono state censurate: il network statale “Cctv”, che trasmetteva le partite, tagliava infatti le riprese del pubblico sugli spalti.
«Donna, vita, libertà» sono invece le parole della rivolta iraniana. Assieme a «Morte al dittatore», «Teheran è diventata una prigione ed Evin un’università» si afferma una nuova grammatica nelle manifestazioni che da mesi scuotono lo status quo del regime teocratico. La morte di Mahsa Amini ha acceso le proteste trasversali di giovani donne che ispirano giovani uomini. Nelle strade non si odono slogan contro gli Stati Uniti ma l’invocazione (questa sì sacrosanta) a poter vivere finalmente da cittadini liberi. Sulla lapide di Mahsa leggiamo l’iscrizione «Name-to ramz mishavad (Il tuo nome diventerà chiave). Stiamo assistendo a qualcosa di epocale.
Di Antonluca Cuoco
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