“Libro delle ombre – Hiroshima, 80 anni dopo”, un film di Carrieri
“Libro delle ombre – Hiroshima, 80 anni dopo”, un film di Carrieri. Un documentario che raccoglie le testimonianze di chi è sopravvissuto alla bomba atomica

“Libro delle ombre – Hiroshima, 80 anni dopo”, un film di Carrieri
“Libro delle ombre – Hiroshima, 80 anni dopo”, un film di Carrieri. Un documentario che raccoglie le testimonianze di chi è sopravvissuto alla bomba atomica
“Libro delle ombre – Hiroshima, 80 anni dopo”, un film di Carrieri
“Libro delle ombre – Hiroshima, 80 anni dopo”, un film di Carrieri. Un documentario che raccoglie le testimonianze di chi è sopravvissuto alla bomba atomica
Sono trascorsi 80 anni dall’esplosione della bomba atomica su Hiroshima. Precisamente la bomba fu sganciata la mattina del 6 agosto 1945. Hiroshima da quel momento è diventata il primo bersaglio nucleare della storia. La bomba atomica: una nuova luce che in pochissimi istanti ha polverizzato oltre 140.000 vite.
Questo ha cambiato per sempre il destino dell’umanità intera. “Libro delle ombre – Hiroshima, 80 anni dopo” – documentario diretto dal regista Giuseppe Carrieri che raccoglie le testimonianze di chi è sopravvissuto alla bomba atomica – andrà in onda questa sera, alle 22:55 su Tv2000 in occasione dell’anniversario di quel giorno. Il film – prodotto da Natia Docufilm in collaborazione con Tv2000 e sostenuto con i fondi dell’Otto per Mille dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai – dà voce agli hibakusha: vengono chiamati così in Giappone i sopravvissuti al bombardamento e fanno parte dell’organizzazione che ha vinto il Premio Nobel per la Pace nel 2024.
Questo profondo racconto (che resta sempre disponibile sulla piattaforma Play2000), riporta – con l’utilizzo di immagini d’archivio, suoni e animazioni – le esperienze di alcuni straordinari esseri umani che hanno vissuto in prima persona l’esperienza della bomba atomica. In un certo senso li ha resi immortali perché la loro cronaca fedele resterà nelle nostre coscienze, così come restano i luoghi che hanno subito questa devastazione. Molti scienziati, all’epoca dello scoppio, dissero con fermezza che la natura di Hiroshima non si sarebbe mai ripresa a causa delle conseguenze radioattive della bomba. Ma si sbagliavano.
“La scienza a volte dimentica la forza dell’anima. È sempre stato il suo grande limite”, dice la voce fuori campo che ci accompagna in questo viaggio fatto di rievocazioni, “i primi germogli sugli alberi della città apparvero già nella primavera successiva. Un miracolo che ci dice quanto sia potente la forza della natura e come il desiderio di vivere possa vincere anche sulle più devastanti atrocità. “A volte non ricordo cosa ho mangiato il giorno prima, ma quel giorno di agosto lo ricordo davvero come fosse successo ieri. Un bagliore accecante mi ha colpita violentemente, rendendo tutto intorno completamente bianco. La mia bocca si è riempita di polvere. La polvere non aveva sapore, ma mi lasciò una sensazione sgradevole che ancora oggi ricordo. Dopo di ciò, tutto intorno a me divenne completamente buio. Sono stata l’unica a sopravvivere”.
Queste sono le parole di Toshiko Tanaka, artista che ha affidato alla pittura ciò che le parole non riescono a dire; una donna che ha visto l’inferno con i suoi occhi e con grande delicatezza ci porta dentro alla sua anima rendendoci parte del suo passato che va custodito con cura. “Guardando il mondo di oggi mi sembra impossibile che la pace possa davvero arrivare”, continua Toshiko. “A guardare la Terra dallo Spazio (grazie alle immagini scattate dagli astronauti) non esistono confini, ma questo è solo un pensiero ideale, lo so”, sorride. “I leader non dovrebbero pensare solo all’interesse delle loro nazioni, ma al bene dell’intero pianeta”.
Kazuhiko Futagawa, invece, è uno dei pochi hibakusha “in utero”: “il 6 agosto 1945 ero già nel grembo di mia madre da due mesi”, solo molti anni dopo realizzai che anche io ero vittima della bomba atomica, solo allora mi resi conto di cosa significasse essere un sopravvissuto in utero. Mia madre si dedicò con tutte le sue forze a sopravvivere”. Confessa ancora Kazuhiko: “per me la pace è qualcosa di molto semplice: svegliarsi ogni giorno e sentire che è bello essere vivi. Spero che un giorno nel mondo tutti possano provare questa sensazione così semplice. So che è una sfida difficile, ma voglio credere che sia possibile”.
Queste sono solo alcune delle confessioni di chi la bomba atomica l’ha vissuta in prima persona e danno origine a un lavoro – realizzato con la partecipazione degli studenti dell’Università IULM di Milano, coinvolti nelle riprese in Giappone nell’ambito di un progetto formativo – capace di mettere al centro il desiderio di riconsegnare alla memoria collettiva alcune esperienze di vita intime che tengono vivo un passato obbligatorio da commemorare.
Di Hilary Tiscione
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