La senatrice a vita Liliana Segre ha fatto sapere ieri di aver deciso, per la prima volta, di denunciare i no vax che insistono a minacciarla pubblicamente via social. Di morte e delle peggiori infamie, si intende.
La sopravvissuta ai campi di sterminio, la donna costretta a vivere sotto scorta nell’Italia del III millennio – una vergogna che pesa su tutti noi – è stata spinta ad alzare ancora una volta la voce contro questi ambasciatori della più sconfortante ignoranza e stupida violenza verbale. In questo caso ricorrendo anche alle vie legali. Fa bene, anzi benissimo, ma ciò non riduce l’amarezza per la realtà che la senatrice ci costringe a osservare.
Dopo tutto quello che abbiamo passato negli anni della pandemia, mentre faticosamente cerchiamo un modo per convivere con un virus che ha cambiato la nostra percezione della realtà e dovremmo solo ringraziare la ricerca medico-scientifica per le innumerevoli vite salvate e la normalità ritrovata, siamo ancora qui a dover scrivere di no vax.
La denuncia è scelta saggia perché l’unica rimasta: ci auguriamo che questi soggetti siano individuati e perseguiti, perché non abbiamo la minima speranza che possano pentirsi delle loro parole.
Conosciamo bene certa tronfia sicumera poggiata sul nulla, galvanizzata anche da recenti decisioni di cui – come qui scritto con convinzione – avremmo più che volentieri fatto a meno.
Di Fulvio Giuliani
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