L’Italia del lamento furbacchione
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L’Italia dell’«Eh, però» è l’Italia della zavorra perenne, l’Italia del lamento furbacchione con vista sui prossimi bonus e aiutini. L’Italia della produzione, del merito e della competizione mantiene e trascina l’altra

L’Italia del lamento furbacchione
L’Italia dell’«Eh, però» è l’Italia della zavorra perenne, l’Italia del lamento furbacchione con vista sui prossimi bonus e aiutini. L’Italia della produzione, del merito e della competizione mantiene e trascina l’altra
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L’Italia del lamento furbacchione
L’Italia dell’«Eh, però» è l’Italia della zavorra perenne, l’Italia del lamento furbacchione con vista sui prossimi bonus e aiutini. L’Italia della produzione, del merito e della competizione mantiene e trascina l’altra
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AUTORE: Fulvio Giuliani
Abbiamo la più alta percentuale di occupati in Italia da quando esistono le serie storiche dell’Istat (1977). «Eh, però il calcolo è fatto sulle ‘teste’ e non sulla qualità del lavoro. Eh, però abbiamo ancora una percentuale di occupazione femminile molto più bassa della media dell’Ue» (se è per questo, anche a 60,1% restiamo in coda).
Abbiamo fatto segnare una crescita assolutamente sorprendente del Pil nel secondo trimestre di quest’anno, lo stesso che ha fatto segnare il dato record dell’occupazione. «Eh, però il prossimo anno sarà complicato e con una crescita solo dello 0,7%» (in altri anni i partiti si scornavano su dati ben inferiori).
L’Italia che produce ed esporta continua a far segnare risultati di assoluto prestigio e può vantare una politica energetica in prospettiva migliore di molti partner, Germania compresa. «Eh, però ci aspetta un inverno difficile con l’inflazione che galoppa e la benzina a oltre due euro al litro».
Il turismo tira come negli anni più belli pre-pandemia e abbiamo assorbito l’assenza di turisti russi e cinesi riscoprendo vecchi appassionati del Belpaese. «Eh, però l’Italia è alla vigilia della catastrofe sociale, di gravissime tensioni».
L’Italia dell’«Eh, però» è l’Italia della zavorra perenne, l’Italia del lamento furbacchione con vista sui prossimi bonus e aiutini. L’Italia della produzione, del merito e della competizione mantiene e trascina l’altra (antipatico da leggere, lo sappiamo) e ha inanellato i risultati che abbiamo elencato. Fatti, oltre l’analisi che va sempre fatta di ogni singola cifra. L’Italia dell’«Eh, però» non meriterebbe l’aiuto insperato di certa intellighenzia, sempre sensibile alle manie di protagonismo. Quella che – è l’ultima moda – ha ‘riscoperto’ il reddito di cittadinanza, dopo averlo bollato nei modi peggiori. Noi che non cambiamo idea su una misura fatta apposta per l’Italia improduttiva e piagnona, non ci facciamo ingannare da una curiosa lettura dei dati dell’Istat. Secondo questi ultimi, il reddito di cittadinanza avrebbe garantito sostentamento a centinaia di migliaia di italiani, in piena pandemia. Logico e incontrovertibile, considerati i denari distribuiti a pioggia. Peccato che questa si chiami “assistenza” e che nulla abbia a che vedere con le politiche attive del lavoro, per le quali ci hanno spacciato per anni il reddito di cittadinanza. Lasciamo pure perdere la boiata della “cancellazione della povertà”, ma questo reddito avrebbe dovuto miracolosamente risolvere gli atavici ritardi del mercato del lavoro italiano, mentre l’ha lasciato esattamente dov’era, peggiorando anzi la condizione generale del rapporto domanda-offerta. Cosa c’entra l’assistenza alle famiglie bisognose con le politiche attive del lavoro, se il reddito di cittadinanza non ha prodotto un posto di lavoro che sia uno, a parte lo sconcio dei navigator in eterna proroga all’italiana? Domanda destinata a perdersi nel vociare indistinto di una campagna elettorale nata vecchia.
Come può l’intellighenzia far finta di non vedere i disastri che il reddito di cittadinanza sta combinando, in particolare nelle fasce di lavoro meno specializzate e nelle aree del Paese più esposte al “nero”? Sarà che i grillini non fanno più paura a nessuno, ma basterebbe parlare (noi lo facciamo) con gestori di attività commerciali, alberghi e ristoranti, industriali e titolari di imprese. L’allarme è sempre lo stesso: non si trova personale. Come abbiamo già scritto, il problema non riguarderà mai i lavoratori formati e ultra specializzati ma la massa che rischia di essere attratta sempre più dalle sirene dei soldi piovuti dal cielo, a cui aggiungere qualche provvidenziale lavoretto in black. Mentre l’intellighenzia si diverte, l’Italia della produzione resta drammaticamente senza rappresentanza, assiste con fatalismo e disincanto al comporsi di cartelli elettorali sempre uguali (emblematico il tira e molla Pd-Calenda seguito con il fiato sospeso da… nessuno), preparandosi a quello che ha sempre fatto: cavarsela nonostante tutto. E ci mancavano solo i cantori del reddito di cittadinanza.
Di Fulvio Giuliani
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