La mascherata della mascherina
Le polemiche sul web sulla richiesta del Sap (Sindacato autonomo di polizia) di sostituire la fornitura di mascherine FFP2 color confetto, non tengono in considerazione quanto indispensabile sia per un agente di polizia ottenere un aspetto uniforme ed evitare inutili appigli agli interlocutori.
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La mascherata della mascherina
Le polemiche sul web sulla richiesta del Sap (Sindacato autonomo di polizia) di sostituire la fornitura di mascherine FFP2 color confetto, non tengono in considerazione quanto indispensabile sia per un agente di polizia ottenere un aspetto uniforme ed evitare inutili appigli agli interlocutori.
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La mascherata della mascherina
Le polemiche sul web sulla richiesta del Sap (Sindacato autonomo di polizia) di sostituire la fornitura di mascherine FFP2 color confetto, non tengono in considerazione quanto indispensabile sia per un agente di polizia ottenere un aspetto uniforme ed evitare inutili appigli agli interlocutori.
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Le polemiche sul web sulla richiesta del Sap (Sindacato autonomo di polizia) di sostituire la fornitura di mascherine FFP2 color confetto, non tengono in considerazione quanto indispensabile sia per un agente di polizia ottenere un aspetto uniforme ed evitare inutili appigli agli interlocutori.
La notizia è che, dopo mesi di richieste da parte soprattutto della polizia penitenziaria, alle Questure di molte città è finalmente arrivata una fornitura di mascherine Ffp2, necessarie a mettere in sicurezza gli agenti durante lo svolgimento delle loro mansioni. Peccato che, invece di essere classiche mascherine bianche o nere, si tratti di pacchi e pacchi di dispositivi rosa confetto. Immediata la reazione del Sap (Sindacato autonomo di polizia) che ha inviato una lettera di protesta: le mascherine rosa non sarebbero consone al ruolo e decisamente troppo eccentriche. Inevitabile a quel punto l’insurrezione del web, che accusa il sindacato di polizia di arretratezza e rigidità: il rosa è un colore come tutti gli altri e molti uomini lo indossano senza problemi.
C’è da dire che nel Settecento il rosa – colore caldo, passionale, cromaticamente vicino al rosso – era considerato una tinta prettamente maschile. I bambini si vestivano di rosa mentre per le bimbe si preferiva il celeste, colore del cielo e del velo della Madonna. Fu solo negli anni Trenta che gli uomini cominciarono a indossare abiti di colori scuri, considerati più sobri e adatti a chi svolgeva ruoli professionali al di fuori delle mura domestiche e solo negli anni Cinquanta, con l’avvento della bambola Barbie, il rosa acquistò la sua valenza prettamente femminile.
Anche se ormai la linea che separa i colori ‘maschili’ da quelli ‘femminili’ sbiadisce ogni giorno di più, il guardaroba arcobaleno non ha ancora attecchito nel mondo delle uniformi istituzionali ed è probabile che non lo farà ancora per molto tempo.
E non si tratta di arretratezza o mancanza di fantasia. Si tratta di necessità. La funzione primaria, essenziale di un’uniforme è garantire la riconoscibilità di chi la indossa. Un agente di polizia, un carabiniere ma anche un prete che esercitano le loro funzioni possono farlo più agevolmente e senza che nessuno ne metta in dubbio l’autorevolezza proprio in virtù di quell’uniforme che li rende immediatamente riconoscibili.
L’altra importante funzione dell’uniforme, all’opposto, è appunto la sua ‘uniformità’. Una poliziotta o un poliziotto sono sovrapponibili nella percezione di un comune cittadino – anche se quel cittadino fosse il più grande maschilista di tutti i tempi – proprio in virtù di quell’uniforme identica che significa “autorità”.
L’uniforme è più di un segno: è un simbolo che porta con sé significati specifici. Così specifici che nessun poliziotto o poliziotta possono decidere di indossare una giacca di un colore o modello diverso quando sono in servizio. Questo a meno che non si renda necessario svolgere operazioni in cui devono mescolarsi alla massa, rendersi non riconoscibili e dunque abbigliarsi ‘in borghese’.
Al di fuori di situazioni del genere, i colori degli accessori che non fanno abitualmente parte dell’uniforme devono necessariamente essere percepiti come ‘neutri’ da tutta la popolazione, a prescindere dal grado di istruzione o dalla sensibilità politica. Questo anche perché è facile che un tutore dell’ordine si trovi in situazioni tese, difficili, in cui elementi non sufficientemente neutri possono offrire inutili appigli agli interlocutori. Pensiamo solo a un agente di polizia penitenziaria che si relazioni con i detenuti indossando una mascherina rosa confetto. O a una poliziotta che debba intervenire a sedare un alterco o una rissa. In questi casi, la forma ha la stessa importanza del contenuto, e va preservata.
di Maruska Albertazzi
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