Maternità e parole in libertà
La massima aspirazione delle nostre figlie sarà quella di “diventare madri”. Perché la dichiarazione della Senatrice di Fratelli d’Italia Lavinia Mennuni di ieri è sbagliata
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La massima aspirazione delle nostre figlie sarà quella di “diventare madri”. Perché la dichiarazione della Senatrice di Fratelli d’Italia Lavinia Mennuni di ieri è sbagliata
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La massima aspirazione delle nostre figlie sarà quella di “diventare madri”. Perché la dichiarazione della Senatrice di Fratelli d’Italia Lavinia Mennuni di ieri è sbagliata
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La massima aspirazione delle nostre figlie sarà quella di “diventare madri”. Perché la dichiarazione della Senatrice di Fratelli d’Italia Lavinia Mennuni di ieri è sbagliata
Difficile pensare a una dichiarazione più sbagliata nel modo, nella formulazione, nei contenuti. La Senatrice di Fratelli d’Italia Lavinia Mennuni ieri ha dichiarato candidamente la necessità di ricordare alle nostre figlie che la loro massima aspirazione dovrà essere quella di “diventare madri“.
Così facendo, oltre un altro migliaio di considerazioni che ci sorgono spontanee, ha reso un pessimo servizio proprio a quel tema che chi ha la pazienza di leggermi sa essere per il sottoscritto un’assoluta urgenza: il gelo demografico.
Solo che affrontarlo in questo modo, sulla base di una visione che non può che essere devastante per gli occhi di una ragazza del III millennio, significa andare in direzione opposta. Se va bene.
Se va meno bene, rischia di generare una reazione di fastidio così radicato, oserei dire intimo, da far apparire chiunque abbia trasporto per la genitorialità (non la sola maternità, perché anche noi papà proviamo le stesse sensazioni!) un refuso del passato.
E questo è francamente intollerabile, come intollerabile è pensare di rivolgersi ad una donna (o futura tale) in ottica di “massima aspirazione” dell’essere madre e dunque di “realizzazione” suprema nella maternità.
Lo sostengo credendo fermamente nella necessità di riscoprire la bellezza, il valore del diventare genitori, del pensare almeno di farlo un giorno. Non in questo modo, però, mai per “dovere“ nei confronti di chicchessia. Se stessi, la famiglia, la società, il Paese.
La vera “rivoluzione“ – lo sosteniamo da anni e abbiamo cominciato a farlo quando il tema non importava a nessuno – è far capire ai nostri figli che diventare mamma o papà non significa “non avere più tempo per sé“, “non viaggiare più“, “non divertirsi più“, “parlare solo di pannolini e pupù“, “pensare solo ai bambini“, “veder sfiorire la coppia”… Significa scoprire energie nuove e inesplorate. Significa vedere se stessi in una proiezione senza limiti, in un futuro indefinito. Ci saremo, continueremo a esserci.
Più di qualsiasi altra cosa, significa scoprire che se puoi fare la mamma e il papà (non ci sono manuali in giro) puoi fare tutto. Nel privato e nel lavoro.
Modestissima e personale opinione, diventare mamma o papà è essenzialmente questo. Senza nessun “dovere“, tantomeno giudizio nei confronti di chi dovesse fare una scelta diversa, che sarà sempre legittima, totalmente rispettabile e in grado di regalare gioia e meraviglia alla vita di ciascuno.
Vorremmo anche riscoprire la capacità di vivere la genitorialità con naturalezza, persino con una qualche forma di gioiosa leggerezza che abbiamo completamente smarrito. Insomma, l’esatto opposto di quello che ci è toccato ascoltare ieri.
di Fulvio Giuliani
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