Medici contro medici e buonsenso
| Società
Alcuni dottori non si vaccinano e diffondono tesi complottiste. Purtroppo a fermarli non c’è nessuno, continuano come se nulla fosse a esercitare la propria professione.

Medici contro medici e buonsenso
Alcuni dottori non si vaccinano e diffondono tesi complottiste. Purtroppo a fermarli non c’è nessuno, continuano come se nulla fosse a esercitare la propria professione.
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Medici contro medici e buonsenso
Alcuni dottori non si vaccinano e diffondono tesi complottiste. Purtroppo a fermarli non c’è nessuno, continuano come se nulla fosse a esercitare la propria professione.
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Mentre si estende il Green Pass a tutti i lavoratori pubblici e privati, scopriamo che per i medici che fanno propaganda no-vax le richieste di radiazione finiscono in una sorta di limbo burocratico. La questione ha del paradossale e riguarda quello 0,1-0,2% di dottori che non solo non si vogliono vaccinare contro il Covid ma che diffondono tesi complottiste e contro i vaccini. Dovrebbero essere radiati. Peccato che, quando arriva la richiesta da parte dell’Ordine dei medici, questa si arena. Perché la commissione che la dovrebbe esaminare, istituita presso il Ministero della Salute, è scaduta dal 2020. Quindi il procedimento resta bloccato.
Diverso è invece il caso dei sanitari che non sono vaccinati ma che non fanno propaganda no-vax: per loro la sospensione scatta in automatico. In pratica, se non fai il vaccino non puoi esercitare la professione; se invece fai di peggio, continui a esercitare. Come a dire che la burocrazia vale più delle norme, che pure soprattutto nel caso di chi deve curare qualcun altro dovrebbero essere assolutamente stringenti. Anche perché, Covid a parte, questo significa che da un anno qualsiasi medico che si rende responsabile di comportamenti passibili di radiazione rimane invece al suo posto. E se ci si appresta a mettere in campo sanzioni per tutti i lavoratori senza certificazione verde, a maggior ragione non si possono procrastinare quelle per i sanitari. Un vuoto da colmare non domani, ma oggi. Perché è anche una questione di credibilità, oltre che ovviamente di sicurezza.
di Annalisa Grandi
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