Mercato alato
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Ryanair sfrutta al massimo il suo peso specifico. I governi non possono occuparsi di tariffe, ma devono dare spazio alla libera concorrenza
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Ryanair sfrutta al massimo il suo peso specifico. I governi non possono occuparsi di tariffe, ma devono dare spazio alla libera concorrenza
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Ryanair sfrutta al massimo il suo peso specifico. I governi non possono occuparsi di tariffe, ma devono dare spazio alla libera concorrenza
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AUTORE: Fulvio Giuliani
È finita a torte in faccia, anche se quelle che sono state spalmate da alcuni attivisti sul volto del capo di Ryanair Michael O’Leary non hanno alcuna relazione con le tensioni fra la più grande compagnia aerea d’Europa e il governo italiano. Certo, colpisce la coincidenza della protesta con il giorno in cui Ryanair ha annunciato il taglio delle tratte da e per la Sardegna, ma nulla più. Tratte su cui si era concentrato il discusso (soprattutto dallo stesso O’Leary, ma non solo) provvedimento varato dall’esecutivo di Roma, nel tentativo dichiarato di porre un freno al caro biglietti che ha caratterizzato l’estate.
Ryanair aveva anticipato una reazione o, se preferite, una ritorsione per le nuove norme e questo è uno di quei casi in cui le azioni sono le dichiarazioni più forti e inequivocabili possibili. La conseguenza immediata è la riduzione dei posti disponibili per volare fra la Sardegna e il Continente e difficilmente potrà accadere qualcosa di diverso da un aumento dei prezzi per i biglietti rimanenti. Pura logica di mercato. Se nel tempo tutto dovesse restare così, Ryanair finirebbe per avere ragione e il governo torto, non avendo ottenuto il risultato sperato. Se, viceversa, la mossa unilaterale della compagnia irlandese dovesse spingere altri vettori a occupare gli slot lasciati liberi, il discorso potrebbe cambiare radicalmente e – anche soltanto come effetto indiretto – il governo Meloni finirebbe per aver ragione. Perché si allargherebbe la concorrenza e si garantirebbe maggiore offerta ai consumatori.
Per certi aspetti, dunque, non ci resta che attendere ma nel mentre la più grande concorrente di Ryanair , EasyJet, ha già fatto sapere di prevedere un aumento generalizzato dei prezzi come conseguenza delle scelte operate dal governo italiano. Dichiarazioni di parte e interessate, come ovvio, di uno dei più grandi player del mercato aeronautico europeo ma pur sempre da registrare con attenzione.
Tornando alla compagnia irlandese, è evidente come Ryanair cerchi di sfruttare il suo peso specifico, senza preoccuparsi più di tanto di apparire se necessario unfair persino con i governi. Una posizione di forza che molti ormai sopportano poco, come dimostrato dalla spettacolare protesta cui accennavamo in apertura. Una posizione conquistata con ampio merito, peraltro, riuscendo a imporre il modello economico low cost all’intero mercato. Che delle tariffe realmente low sia rimasto soltanto un ricordo o poco più attiene all’esplosione del traffico aereo generato in parte dalla stessa politica introdotta da Ryanair e dalle legittime strategie della compagnia. Il problema, come sempre, non è individuare un nemico o parallelamente credere che le aziende si possano muovere per i più nobili ideali filantropici, ma curare l’unico elemento che permette al mercato di funzionare nell’interesse della maggioranza e non di pochi: la concorrenza.
I governi non si possono occupare di tariffe, ma devono mettere in condizione la libera concorrenza di generare i propri effetti. I tanti esecutivi italiani che per decenni hanno protetto la fallimentare Alitalia hanno soltanto determinato spese a carico del contribuente, disservizi e infine il crollo alquanto ignominioso dell’azienda. Negli stessi anni, Ryanair sconvolgeva e si imponeva sul mercato. Un ripasso delle puntate precedenti risulterebbe quantomai utile.
Di Fulvio Giuliani
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