Messaggi di rabbia e reazione
Su Twitter si palesa l’angoscia ma anche il coraggio del popolo aggredito.
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Su Twitter si palesa l’angoscia ma anche il coraggio del popolo aggredito.
Messaggi di rabbia e reazione
Su Twitter si palesa l’angoscia ma anche il coraggio del popolo aggredito.
Su Twitter si palesa l’angoscia ma anche il coraggio del popolo aggredito.
Su Twitter era chiaro da novembre che le cose stessero volgendo al peggio. Gli analisti cosiddetti Osint (Open-source intelligence) sono persone comuni che impiegano il loro tempo per analizzare foto satellitari, piani di volo, comunicati e documenti disponibili pubblicamente per poi ricavarne osservazioni sui diversi teatri del mondo. Il relativamente poco censurato social dell’uccellino è quindi diventato il luogo dove depositare tutte queste informazioni, confrontarsi e avvertire.
Di recente, persino TikTok era diventato una fonte affidabile per tracciare l’ammasso delle truppe russe e alcuni avevano ricavato mappe molto precise sulle brigate dislocate grazie ai video dei comuni cittadini delle regioni di frontiera. Ora Twitter è diventato uno straziante coro di lamenti, dopo l’infame attacco scagliato da Putin. «Addio Kyiv, tornerò da te da libera, lo prometto!» scrive una donna in fuga dalla capitale. «L’attacco è iniziato, ti saluto» dice l’sms che l’ufficiale ucraino al fronte manda al giornalista con cui si sentiva ormai regolarmente. «Siamo sotto un bombardamento intenso: baba, mama, vi amo» saluta, in un video mandato ai genitori, un ragazzo al fronte. «Kramatorsk è stata attaccata con missili balistici ipersonici. Sono al sicuro. Non gestisco al momento richieste di copertura giornalistica» avvisa il fotogiornalista australiano Bryce Wilson che si è ritrovato sulla linea del fuoco. «Slava Ukrayini!» dicono tutti.
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«I russi non saranno mai perdonati per questo: l’ultima volta che scene simili si erano viste a Kyiv era per l’invasione nazista della città» scrive la giornalista Olga Tokariuk, corrispondente dalla capitale ucraina per l’agenzia “Efe”. «Il piano del nemico per dividerci non ha funzionato. L’Ucraina combatte e lo fa duramente. Stiamo infliggendo danni agli occupanti russi. I nemici hanno già perso 6 aerei, 2 elicotteri, e 5 carri armati» informa il ministro della Difesa Oleksii Reznikov. «Dove cazzo sono le vostre “sanzioni immediate”? Da nove ore la Russia ha attaccato il mio Paese da tutte le direzioni!» denuncia la vice caporedattrice di “Kyiv Independent” Toma Istomina. «Qui a Kyiv sentiamo come se l’ora X stia per scoccare» commenta Oz Katerji, giornalista freelance. «Sotto il fuoco nemico. Questa è la fine…» scrive un soldato a un altro giornalista. «Gloria all’Ucraina!» ripetono tutti. «La Russia ha attaccato a tradimento il nostro Stato questa mattina, come ha fatto la Germania nazista negli anni della Seconda guerra mondiale.
Ad oggi, i nostri Paesi si trovano su lati diversi della Storia mondiale. La Russia si è incamminata su un sentiero di malvagità, ma l’Ucraina si sta difendendo e non rinuncerà alla sua libertà, qualunque cosa pensi Mosca» tira dritto Zelensky, chiedendo al suo esercito di uccidere il maggior numero possibile di invasori. E infine l’ultimo, lapidario, commento dell’ambasciatore ucraino all’Onu, rivolto al suo omologo russo: «Non c’è purgatorio per i criminali di guerra: loro vanno direttamente all’inferno, ambasciatore».
di Camillo Bosco
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