AUTORE: Aldo Smilzo
«Miss, mia cara miss / Nu cuoppo allesse io divento per te / Miss, mia dolce miss / Scaveme a fossa ca io moro per te». Non c’è bisogno di scomodare il genio di Totò per parlare di Miss Italia. Un racconto delle bellezze indigene della Penisola, sgusciato via dopo vent’anni di donne al focolare.
Da immagine imposta dal fascismo e dalle sue litanie insopportabili, Miss Italia – insieme alle canzoni del Festival di Sanremo – ha segnato il ritorno al gusto nazionale del vivere liberi e gaudenti. Con una differenza: le canzoni e Sanremo hanno retto ai cambiamenti del costume mentre le sfilate di bellezza non hanno retto al mutamento della vista. La musica è rimasta uno show da prima serata, le donne belle in passerella per diventare Miss Italia invece no.
C’entra probabilmente il fatto che oggi la donna non deve essere considerata per la bellezza e basta. C’entrano la stagione del Lgbtq + e un’androginia che è divenuta, comunque la si pensi, gusto popolare. Perciò quella dell’elezione della nuova Miss Italia è ormai una notizia laterale.
Lei si chiama Zeudi di Palma, è di Napoli, quartiere Scampia ed è molto bella. Il fatto che le biografie la definiscano «impegnata socialmente» offre già un termometro di come l’Italia sia cambiata rispetto agli anni in cui Sofia Loren veniva eletta Miss eleganza. Al punto da avere nostalgia del canticchiare di Totò: «Miss mia dolce miss / Io voglio il bis e tu lo sai di che». D’un sogno che svanisce, come se ne vanno ogni giorno gli attimi della vita. E della bellezza.
di Aldo Smilzo
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- Tag: Italia
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