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Morto Roberto Bagnato, l’«Angelo invisibile» di una Milano malata d’indifferenza

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Aveva 66 anni Roberto Bagnato, lo schivo “Angelo invisibile” che per tanto tempo si è preso cura dei milanesi che lasciati ai margini

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Morto Roberto Bagnato, l’«Angelo invisibile» di una Milano malata d’indifferenza

Aveva 66 anni Roberto Bagnato, lo schivo “Angelo invisibile” che per tanto tempo si è preso cura dei milanesi che lasciati ai margini

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Morto Roberto Bagnato, l’«Angelo invisibile» di una Milano malata d’indifferenza

Aveva 66 anni Roberto Bagnato, lo schivo “Angelo invisibile” che per tanto tempo si è preso cura dei milanesi che lasciati ai margini

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Aveva 66 anni Roberto Bagnato, lo schivo “Angelo invisibile” che per tanto tempo si è preso cura dei milanesi (e non solo) che vivevano ai margini o nel disagio. Fino ad oggi nessuno conosceva il suo nome, gelosamente custodito dal Corriere della Sera su sua richiesta. Nel 2012, leggendo dell’ennesima vita al limite nel capoluogo lombardo, aveva contattato la redazione per aiutare i protagonisti di quella vicenda.

Da allora era diventato un’ignota istituzione, continuando a soccorrere i bisognosi ogni volta che veniva a conoscenza della loro storia. Per dare una spallata gentile all’indifferenza, un male che a Milano è fin troppo diffuso e lascia tante persone indietro, sole, abbandonate da tutto e tutti. Bagnato in fondo poteva permettersi di aiutare. Ex funzionario di banca, esperto di finanza, con una formazione in Bocconi, ha pagato per risollevare le sorti di tanti. Nulla ha potuto fare per sé, per salvarsi da un tumore rarissimo e per cui non c’era alcuna cura.

Ragazzi hanno studiato grazie al suo generoso contributo. Bambini senza disponibilità sono potuti andare in vacanza. Famiglie hanno avuto indietro le case da cui erano state sfrattate. Centinaia di lettere ricevute da chi a Milano vive davvero, e delle sue insostenibili diseguaglianze è vittima perfetta. Una città attrattiva che non accoglie: l’ossimoro perfetto. Per aiutarli, Bagnato ha fondato nel 2013 Fondazione Condividere che, ancora oggi e con l’aiuto di altre realtà, dà sollievo e una mano concreta a chi non ha niente.

Tutto questo senza voler nulla in cambio. «Dare è quello che ci rende vivi, ci mantiene umani. Non puoi convivere con la tua agiatezza facendo finta che il resto del mondo non esista», avrebbe ripetuto ai suoi figli. E d’altronde nessuno ha mai voluto riconoscere ufficialmente il suo valore. Prendi il Comune di Milano. Nemmeno un diploma, una menzione. Non diciamo un Ambrogino d’Oro, ma almeno una pacca sulla spalla. Quantomeno per le persone che ha aiutato, alleggerendo così il “conto sociale” di Palazzo Marino. Ma no. I riconoscimenti è meglio darli a chi è attrattivo, a chi fa glamour e audience. Tipo i Ferragnez.

Di Umberto Cascone

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