Non illudersi
L’impennata dei casi di Covid in Inghilterra, così come in Lettonia e in Russia, ci serva da monito: è vietato rilassarsi pensando che sia tutto finito.
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L’impennata dei casi di Covid in Inghilterra, così come in Lettonia e in Russia, ci serva da monito: è vietato rilassarsi pensando che sia tutto finito.
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L’impennata dei casi di Covid in Inghilterra, così come in Lettonia e in Russia, ci serva da monito: è vietato rilassarsi pensando che sia tutto finito.
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L’impennata dei casi di Covid in Inghilterra, così come in Lettonia e in Russia, ci serva da monito: è vietato rilassarsi pensando che sia tutto finito.
I numeri sanno essere impietosi. Nel caso della Gran Bretagna, alle prese con una crescente impennata di contagi, impongono riflessioni approfondite sulle scelte del governo di Londra, ma offrono un’importante occasione di ragionamento anche da questa parte della Manica.
Il “liberi tutti” decretato a luglio dal primo ministro Boris Johnson è indiscutibilmente fra le cause degli oltre 40mila casi quotidiani, che non potranno essere ulteriormente ignorati da un’opinione pubblica e da una stampa ansiose di gettarsi alle spalle il Covid. Di viverlo come realtà endemica, da controllare, ma non più così pericoloso da mutare gli stili di vita. Non è andata così, ma non solo per la fine di ogni restrizione.
Nel Regno Unito si è vaccinato moltissimo e lo si è cominciato a fare ben prima che da noi, pertanto si comincia a scontare anche la ridotta efficacia di immunizzazioni ‘vecchie’ di molti mesi. Le terze somministrazioni, poi, procedono molto a rilento, come ha ammesso lo stesso ministro della Salute britannico. Effetto del mix di scarso impegno del governo al riguardo e inevitabile rilassamento della pubblica opinione.
Si arriva così alla realtà di oggi, che pure va studiata a fondo. Grafici alla mano, è impressionante il boom dei casi fra giovanissimi e bambini. Se la curva è sensibilmente salita fra gli adulti, testimoniando quella miscela di cui abbiamo appena fatto cenno, è letteralmente esplosa fra 0 e 19 anni. Fino ai 12, in particolare, non abbiamo vaccini disponibili ed è un’età su cui al momento si è deciso di non intervenire. L’incidenza sul problema vissuto in questi giorni in Gran Bretagna è palese ed è un monito anche per noi: come proteggere i piccoli ed evitare che diventino un veicolo formidabile di trasmissione in famiglia e a scuola?
Oltre le domande, le dure consapevolezze: con il Covid dovremo fare i conti ancora a lungo, il che non significa rinunciare a vivere, come dimostrato dalla nostra esperienza quotidiana. Significa non ignorare e minimizzare. Ce lo dice l’esperienza inglese in primis, ma anche quella lettone o russa. Due Paesi che hanno dovuto rispettivamente tornare al lockdown e varare nove giorni di stop alle attività lavorative, travolti da una nuova ondata.
Il grande nemico è la sottovalutazione, figlia della falsa sicurezza. Anche da noi, che possiamo giustamente fregiarci del successo della vaccinazione di massa. Quindi, evitiamo di osservare il ‘caso inglese’ con il sopracciglio alzato, prendiamo appunti e facciamone un’intelligente arma di pressione sull’opinione pubblica.
Tutto lascia presupporre che dovremo presto accelerare sulle terze dosi, impresa che – a differenza di sei mesi fa – non sarà messa a rischio della scarsità delle dosi, ma dalla difficoltà di convincere milioni di persone distratte, spaventate o falsamente sicure.
di Fulvio Giuliani
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