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non si trovano lavoratori

Non si trovano lavoratori ma nessuno dice la verità

In questi giorni sono tornate le polemiche sulla mancanza dei lavoratori, stagionali e non. Da una parte c’è chi sostiene che i giovani non abbiano più voglia di lavorare, dall’altra chi lamenta gli stipendi troppo bassi. Nel mezzo, una complessità che nessuno vuole ammettere.
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Non si trovano lavoratori ma nessuno dice la verità

In questi giorni sono tornate le polemiche sulla mancanza dei lavoratori, stagionali e non. Da una parte c’è chi sostiene che i giovani non abbiano più voglia di lavorare, dall’altra chi lamenta gli stipendi troppo bassi. Nel mezzo, una complessità che nessuno vuole ammettere.
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Non si trovano lavoratori ma nessuno dice la verità

In questi giorni sono tornate le polemiche sulla mancanza dei lavoratori, stagionali e non. Da una parte c’è chi sostiene che i giovani non abbiano più voglia di lavorare, dall’altra chi lamenta gli stipendi troppo bassi. Nel mezzo, una complessità che nessuno vuole ammettere.
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In questi giorni sono tornate le polemiche sulla mancanza dei lavoratori, stagionali e non. Da una parte c’è chi sostiene che i giovani non abbiano più voglia di lavorare, dall’altra chi lamenta gli stipendi troppo bassi. Nel mezzo, una complessità che nessuno vuole ammettere.
Il ministro del Turismo ha parlato di un fabbisogno occupazionale di circa 300-350mila profili, gran parte dei quali introvabili. Dai dati di Unioncamere e Anpal risulta un fabbisogno tra maggio e luglio di 387.720 lavoratori per i servizi di alloggio, ristorazione e turistici. E subito ci si affanna nel trovare le colpe, i responsabili. I disoccupati accusano le imprese di offrire stipendi troppo bassi, le imprese accusano i disoccupati di essere ‘choosy’, per esempio non volendo lavorare nei fine settimana. A complicare il quadro c’è anche il reddito di cittadinanza.  In realtà tutti hanno ragione, ciascuno la propria. Basta farsi un giro nella realtà dei fatti e abbandonare la sterilità delle polemiche per accorgersene. In Italia ci sono tanti ragazzi che lavorano anche 9 ore al giorno per 500 euro al mese. Ufficialmente sono in stage ma nessuno in realtà li segue. È solo manodopera a basso costo. Questo succede anche nelle grandi realtà. È facile capire la frustrazione di chi si trovi in questa situazione. Al tempo stesso, ci sono ragazzi che “Io per 8 euro all’ora non lavoro“, senza che abbiamo mai lavorato. Come se fosse dovere del datore pagare a prescindere dalle competenze e dai risultati. Ma un mercato normale non funziona così. È giusto parlare di diritti a cui corrispondono però sempre dei doveri. Invece, nel Belpaese, siamo pieni di persone che estremizzano: chi i propri doveri, chi i diritti. Estremizzazioni agevolate dal dibattito pubblico.  Sembra che nessuno voglia davvero risolvere la questione, a meno che si creda che si possa trovare una soluzione senza che ciascuna categoria riconosca le proprie responsabilità.  Si potrebbe partire sottolineando il comportamento dei tanti ragazzi che lavorano con dovizia senza staccare il proprio turno allo scadere del minuto. Credono nel lavoro e nei suoi frutti e riconoscono negli imprenditori un punto di riferimento. Per questo, se lavorano dieci minuti in più per finire una task, non si sentono truffati né gridano allo scandalo.  Dall’altra parte va sottolineato il comportamento di alcune aziende che mettono i dipendenti nelle condizioni di lavorare in serenità, con una retribuzione congrua e che non strillano se un dipendente deve uscire 10 minuti prima, tanto meno esigono che li recuperi. Resta il fatto che per Eurostat in Italia lavora il 58,2% della popolazione attiva, contro una media Ue del 68,4%. E i dati sono ancora più preoccupanti se si considera le ore effettive.

IL REDDITO DI CITTADINANZA E LA MANCANZA DI COMPETENZE

Poi arriviamo ad altri due temi cruciali: il reddito di cittadinanza e la mancanza delle competenze richieste dal mercato. È inutile nascondere la realtà: la misura tanto voluta dal Movimento 5 stelle ha il suo ruolo in questa situazione. E questo non significa necessariamente che l’alternativa sia essere sottopagati. Mancano, infatti, anche lavoratori part-time: chi riceve 800 euro senza lavorare, non vuole prenderne 600 per lavorare. Una logica inconfutabile che, semplicemente, non dovrebbe esistere.  Sarebbe bastato ancorare il reddito a chi ha delle necessità irrinunciabili e non anche a chi si trasferisce per andare a vivere da solo, senza figli, aiutato dallo Stato. Ma, come abbiamo visto, dare tutta la colpa al reddito è sbagliato, come è sbagliata ogni forma di semplificazione su questo tema. C’è poi un ultimo problema: la mancanza di competenza STEM (scientifiche, tecnologiche e digitali) sottolineata anche dall’amministratore delegato di Microsoft Italia Silvia Candiani nell’intervista rilasciata al Direttore Fulvio Giuliani. Tutte questioni che andrebbero affrontate con onestà intellettuale se non vogliamo diventare il fanalino di coda di un’economia che continua ad evolversi. Di Giovanni Palmisano

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